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Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents

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Sartov), e i dettagli esotici (i musicisti, gli strumenti, una mangiatrice<br />

d’oppio sdraiata sul divano) sono definiti con grande nitidezza di<br />

contorni. Ovviamente, Griffith introduce la mescolanza tra razze<br />

come un esempio di turpitudine; e tuttavia nelle sequenze <strong>del</strong>la<br />

fumeria d’oppio spira un’aria di ordine classico e di serenità che<br />

contrasta con qualsiasi idea di degenerazione. I vicoli dei bassifondi alla<br />

Hogarth di film quali Easy Street di Chaplin o Humoresque di Borzage<br />

qui lasciano il posto a spazi cittadini vuoti e dall’azione sospesa alla<br />

Hopper. I parallelismi che Griffith traccia tra Lucy e l’uomo cinese<br />

sono sostanziali, ma in ultima analisi sono più importanti le differenze<br />

<strong>del</strong>le similitudini. Lucy non apprezza né capisce l’amore che Cheng<br />

Huan le offre. I piaceri che le derivano dalla sua frequentazione sono<br />

quelli di una creatura maltrattata e immatura irresistibilmente attratta<br />

dal semplice richiamo <strong>del</strong>le cose materiali. Per lei, l’appartamento <strong>del</strong><br />

cinese diventa una sorta di padiglione magico che si fonde coi regali<br />

<strong>del</strong>la madre come raffigurazione <strong>del</strong>la bellezza, anche se questa<br />

associazione non va mai oltre il suo splendore esotico. Lucy, che non<br />

sopporta di essere toccata (il che non sorprende, visto l’uso che fa<br />

<strong>del</strong>la frusta il padre) si lascia sfiorare dalla mano di Cheng solo mentre<br />

è assorta nella contemplazione <strong>del</strong>le belle cose che le ha appena<br />

regalato (la veste, la guarnizione per capelli orientale che sostituisce i<br />

nastri). La bambola, sia letteralmente che figurativamente, diventa la<br />

fonte di quella espressione – l’attenzione di Lucy distolta da Cheng<br />

Huan verso il suo regalo.<br />

La possibilità di una soluzione positiva <strong>del</strong> loro rapporto viene<br />

costantemente prospettata, ma solo per essere sviata<br />

immediatamente dopo. L’espressione meravigliata che compare sulla<br />

faccia di lei mentre si guarda allo specchio, si tocca le labbra e gli<br />

sorride, sembra suggerire che stia scoprendo se stessa, e che tra i due<br />

possa nascere una possibilità di contatto. Ma subito dopo lei si limita<br />

a carezzargli la guancia come farebbe con un gatto e a chiedergli:<br />

“Perché sei così buono con me, cinese?”.<br />

Cheng risponde alla sua ingenua domanda con un sorriso, ma la<br />

barriera che Griffith eleva contrapponendo l’ignoranza e il pregiudizio<br />

<strong>del</strong>la classe inferiore cui appartiene Lucy all’idealismo di alta casta<br />

<strong>del</strong>l’orientale allarga ulteriormente il divario creato dai sogni<br />

contrastanti e dalla diversa immagine che i due hanno l’uno <strong>del</strong>l’altro.<br />

In altre parole, il vero motivo che distrugge la loro relazione non è<br />

l’intervento di Battling Burrows. L’idillio stesso è basato su illusioni<br />

che impediscono ad entrambi gli innamorati di vedere l’altro nella sua<br />

luce reale; per questo la loro relazione non ha alcuna possibilità di<br />

sviluppo.<br />

Dalla nostra prospettiva, è interessante notare come gli sviluppi<br />

potenziali <strong>del</strong>la loro relazione, ma anche le sue limitazioni, siano<br />

intimamente associati agli oggetti di scena e alle scenografie. La storia<br />

d’amore è costruita su continui riferimenti a una molteplicità di<br />

oggetti quali bambole, fiori, nastri, incenso e splendidi abiti; ma anche<br />

sulle diverse percezioni che di questi oggetti hanno due innamorati<br />

chiusi in sogni e aspirazioni individuali che difficilmente possono<br />

condividere.<br />

101<br />

Riducendo gradualmente il repertorio degli elementi all’interno <strong>del</strong>la<br />

sua mise en scène e riciclandoli in continuazione, Griffith crea un’abile<br />

mistificazione attraverso la quale i dettagli scenografici e i gesti<br />

appaiono rilevanti solo per la loro reiterazione pur senza avere uno<br />

scopo funzionale dimostrabile. Essi alludono ad affinità segrete, a<br />

‘recondite armonie’; ma inducono a comparazioni ingannevoli che non<br />

conducono da nessuna parte. Allo stesso tempo, questa rigorosa<br />

compressione aiuta Griffith a fermare – o a contenere – la<br />

progressione narrativa. I costanti rimandi a questi dettagli, che sono<br />

praticamente disseminati e sepolti all’interno di tutto il racconto, ci<br />

incoraggiano a leggere il film come un mosaico – portandoci avanti e<br />

indietro mentre colleghiamo le nuove tessere con quelle che le hanno<br />

precedute pur se la narrazione ci spinge sempre in avanti. In questo<br />

contesto, anche la ripetizione <strong>del</strong>le avance di Cheng Huan verso Lucy<br />

appartiene alla profusione di paragoni che legano i tre personaggi e i<br />

loro diversi ambienti, ma potrebbe <strong>del</strong> pari non avere un significato<br />

proprio ma tendere unicamente a rafforzare un certo nitore formale.<br />

Se la vicenda solleva qualche momentaneo dubbio sull’eroismo di<br />

Cheng Huan, questo viene però ristabilito, e allo stesso tempo<br />

ridefinito, alla fine <strong>del</strong> film. Quando gli viene strappata Lucy, Cheng sa<br />

cosa deve fare. Dopo un iniziale collasso isterico (dove la sua<br />

posizione rannicchiata accanto al letto, mentre si stringe al volto la<br />

veste strappata, riecheggia la posizione di Lucy che stringeva la sua<br />

bambola nel letto), si alza e prende la sua pistola. Dopo aver perso la<br />

creatura amata e idealizzata, Cheng perde anche il suo pacifismo, e<br />

sposa la violenza come unica alternativa. Affronta quindi Battling<br />

Burrows, in una scena caratterizzata da sottile ironia e dal<br />

rovesciamento finale dei ruoli.<br />

L’assegnazione <strong>del</strong>le armi confonde tutte le associazioni convenzionali<br />

all’Asia e all’uomo bianco. Nella storia di Burke, Cheng Huan lascia un<br />

serpente come fatale “dono d’amore” per il pugile. Nel film di Griffith,<br />

l’immagine <strong>del</strong> serpente viene invece associata alla frusta che Battling<br />

Burrows usa per tormentare e percuotere l’indifesa Lucy. L’accetta<br />

brandita da Burrows ha perfino un’associazione ancora più diretta con<br />

l’Oriente, in quanto arma tradizionalmente usata per le esecuzioni<br />

capitali in Cina. La sei colpi di Cheng Huan, al contrario, non solo è un<br />

emblema <strong>del</strong>la giustizia violenta dei western, ma è anche la prima arma<br />

che si discosti totalmente dalla abusata convenzione cinematografica<br />

<strong>del</strong>l’uomo orientale con accette “alla Fu Manchu”. La fine ricorda<br />

l’inizio, con la “giustezza” <strong>del</strong>la decisione <strong>del</strong> cinese rivista in termini<br />

western. Cheng Huan stermina Battling Burrows con un atto di<br />

vendetta, e al “messaggio di pace” <strong>del</strong> Buddha si sostituisce il “la<br />

vendetta è mia” <strong>del</strong> Vecchio Testamento. Dopo la precipitosa serie di<br />

perdite, capovolgimenti e separazioni, l’unica soluzione possibile è<br />

l’auto-annientamento. Dopo essere sceso al livello di un killer<br />

vendicativo di stampo western, Cheng espia con un atto di harakiri di<br />

stile asiatico. Confondendo l’usanza cinese con quella giapponese,<br />

Griffith conclude il suo film intrecciando sofferenza poetica e<br />

misticismo orientale. Ma perfino il richiamo finale alla convenzione<br />

western, con il melodrammatico salvataggio all’ultimo minuto – pur<br />

GRIFFITH

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