Tesi di laurea - Ambiente - Regione Emilia-Romagna

adicamento e una diffusione in primo luogo dal basso, con un forte impegno
quindi delle comunità locali (agire nel micro), per giungere agli scopi
prefissati e avere una rivoluzione globale (del macro).
«Esiste un legame tra quello vicino e quotidiano e quello che è eccezionale.
Non si può lavorare per il clima se non si controllano e non si leggono i
fenomeni anche nel micro quotidiano» (Guerra, L. 2009: p.107).
È necessario collocare le azioni educative alla scala dei processi globali
(clima, conflitti, povertà), ma anche a quella delle dinamiche economiche e
sociali del nostro territorio.
Non si può, infatti, parlare di sviluppo sostenibile se nella sua costruzione non
c’è una forte partecipazione dei cittadini; questo non è semplicemente un
problema di democrazia, ma si tratta dell’impossibilità di compiere una scelta
sostenibile senza la condivisione della stragrande maggioranza della comunità;
deve quindi avvenire una naturale adesione dei cittadini a questa nuova
prospettiva di vita in quanto non si possono ottenere risultati imponendola.
Il documento fondamentale per la realizzazione del programma a livello locale
è la Carta di Aalborg, piccola città della Danimarca in cui nel 1994 un gruppo
di enti locali si è riunito spontaneamente su invito del sindaco, il quale ha
pensato di dare vita a una rete che si connettesse in modo nuovo, senza passare
attraverso la gerarchia degli stati, per scambiare liberamente opinioni e
esperienze allo scopo di promuovere nel nostro continente lo sviluppo
sostenibile.
«La Carta di Aalborg è il comune denominatore di tutti gli enti locali che
vogliono promuovere attraverso i principi e i metodi dell’Agenda 21 lo
sviluppo sostenibile» (Nora, E. 2005: p. 60).
Essa contiene indicazioni riguardo a fasi, strumenti, modalità per sviluppare i
processi promossi dalle autorità locali.
È così nata l’Agenda 21 locale: principale strumento di realizzazione degli
impegni che una comunità assume per raggiungere obiettivi di sviluppo
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