Tesi di laurea - Ambiente - Regione Emilia-Romagna
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<strong>di</strong> dollari), il 75% della popolazione mon<strong>di</strong>ale vive nel sud e fruisce solo del<br />
16% della ricchezza. Il nord, invece, consuma due terzi dei metalli e del<br />
legname, il 70% dell’energia, il 60% del cibo a livello mon<strong>di</strong>ale. Alla luce <strong>di</strong><br />
una tale <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza, oggi si calcolano nel mondo circa 1300<br />
milioni <strong>di</strong> poveri assoluti (meno <strong>di</strong> 365 dollari annui)» (Angelini e Pizzuto,<br />
2007: p. 238).<br />
Con queste percentuali a noi paesi sviluppati viene “sbattuto in faccia” la<br />
conseguenza del nostro “non pensiamoci” e della nostra confusione, riguardo a<br />
cosa è oggi un bisogno primario e a cosa è invece solo un bisogno secondario.<br />
Confondendo i secon<strong>di</strong> con i primi, siamo arrivati a volere sempre <strong>di</strong> più senza<br />
preoccuparci delle conseguenze, che sono l’aver privato dei beni primari <strong>di</strong><br />
sussistenza i popoli sottosviluppati, e questo per la nostra mania del<br />
consumare e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare qualsiasi nostro capriccio. La responsabilità <strong>di</strong> tutto<br />
questo però non è solamente del singolo in<strong>di</strong>viduo, ma <strong>di</strong> chi ha voluto<br />
trasformare la nostra società in un sistema <strong>di</strong> consumo senza farcene rendere<br />
conto.<br />
Nel mio caso, il documentario <strong>di</strong> Luis Fox del 2009, che mostra il ciclo <strong>di</strong> vita<br />
<strong>di</strong> un oggetto sotto una visione critica della società consumista, è stato<br />
illuminante e mi ha fatto capire il mio ruolo <strong>di</strong> “consumatrice” in questo<br />
progetto del consumo: il video in questione si chiama “The History of Stuff”.<br />
In esso appare molto chiaro perché oggi abbiamo bisogno <strong>di</strong> abbandonare la<br />
nostra visione illusoria che ci aiuta a non sentirci responsabili e rimboccarci le<br />
maniche per cambiare un sistema che è folle: noi viviamo in un mondo finito,<br />
ma il nostro sistema <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> vita è lineare, cioè noi estrapoliamo,<br />
produciamo, acquistiamo, consumiamo e buttiamo via.<br />
Se analizziamo ogni passaggio possiamo notare quanto non possa essere una<br />
soluzione infinita:<br />
estrapoliamo senza controllo e senza preoccuparci del fatto che la terra<br />
non riesce più a rigenerarsi, pur sapendo che ne abbiamo una sola;<br />
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