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Pri<strong>mo</strong> pianoEsselunga, segno pos<strong>it</strong>ivononostante la crisidi Marco PederzoliIl gruppo distributivomilanese resiste all’ondalunga della crisi grazie auna buona pol<strong>it</strong>ica deiprezzi – Una scelta che hadato, nel 2012, ricavi per6,8 miliardi di euro.Bernardo Caprotti.m<strong>Foodmeat</strong><strong>Foodmeat</strong><strong>Foodmeat</strong><strong>Foodmeat</strong><strong>Foodmeat</strong> 84 maggio 2013ilano. C’è una catena dellaGrande Distribuzione che continuaa crescere, nonostante la crisieconomica. Si tratta di Esselunga,che ha chiuso il 2012 con vend<strong>it</strong>eper 6,8 miliardi di euro, ovverofacendo segnare un +3,2 per centosul 2011. E non si tratta affattodi un fatto di poco conto: secondoi dati elaborati dalla Cia, ConfederazioneItaliana Agricoltori, il 2012ha registrato un crollo delle vend<strong>it</strong>edel settore alimentare, consegnandoagli annali la performance peggioredegli ultimi 17 anni nelle vend<strong>it</strong>eal dettaglio. Le minori disponibil<strong>it</strong>àeconomiche delle famiglie <strong>it</strong>alianehanno infatti imposto sacrificianche sulla tavola, con più dellametà delle famiglie (il 53 per cento)che è arrivata a ridurre i volumi dellaspesa alimentare. Neanche il periododello scorso Natale, sul qualealcuni speravano, ha contribu<strong>it</strong>oa rilanciare in consumi. Anzi: levend<strong>it</strong>e di prodotti alimentari sonocalate del 2,7 nel dicembre 2012,confermando che gli <strong>it</strong>aliani sonoin un periodo di forte auster<strong>it</strong>y anchenel paniere della spesa. Del resto,gli ultimi studi della Cia parlanodi un 28 per cento di famiglieche fa acquisti quasi esclusivamentenegli spacci “low cost”, mentreil 34 per cento opta per cibi di qual<strong>it</strong>àinferiore, perché sono più economici.A discap<strong>it</strong>o dei prodotti freschi,si registra inoltre un aumentodei cibi in scatola e dei surgelati,nonché del cosiddetto “junk food”,altrimenti noto come “cibo spazzatura”.Nel corso del 2012, non acaso, il 41,1 per cento delle famiglie<strong>it</strong>aliane ha ammesso di avereridotto gli acquisti e di conseguenzai consumi di frutta e verdura. Tales<strong>it</strong>uazione si rispecchia naturalmenteanche sulla scelta dei luoghiin cui si va a fare la spesa: lo scorsoanno, a crescere sono stati soloi discount (+1,6 per cento), mentrei supermercati hanno fatto segnaresolo lo 0,1 per cento in più ele piccole botteghe al dettaglio sonoinvece crollate di un altro -3 percento.In un discorso a parte, dato questosconfortante contesto, si collocail “caso” di Esselunga, che al<strong>mo</strong>mento sembra resistere all’ondalunga della crisi grazie anche allapol<strong>it</strong>ica di prezzi. La società diBernardo Caprotti i ha infatti resonoto di aver venduto durante tuttolo scorso anno ad “inflazionezero”, ossia senza rincari, mantenendoi prezzi fermi al 2011 nonostantegli aumenti del 2,5 per centopraticato dai forn<strong>it</strong>ori. Con questapol<strong>it</strong>ica, Esselunga ha chiusoil 2012 con vend<strong>it</strong>e di 6,8 miliardidi euro, in aumento del 3,2per cento rispetto al 2011. Il risultatooperativo, stimato in 360 milionidi euro, è in linea con il dato2011. La catena di Lim<strong>it</strong>o,Milano,che ha 145 punti di vend<strong>it</strong>a (dato2011) di cui una sola apertura nel2012 a Torino, ha invest<strong>it</strong>o 380 milioniper am<strong>mo</strong>dernare e svilupparela rete. L’organico, che am<strong>mo</strong>ntaa 20.200 persone, è aumentatodi 500 un<strong>it</strong>à. E non è la prima voltache Esselunga fa queste scelte suiprezzi in controtendenza rispettoall’andamento generale del mercato.Anche nel 2011, infatti, il gruppoera riusc<strong>it</strong>o a m<strong>it</strong>igare l’impattodell’aumento dei prezzi, cercandodi minimizzare il trasferimento diquesti incrementi sui clienti e assorbendonebuona parte. n

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