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Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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Il Campo di Osoppo-Gemona<br />

Il Campo di Osoppo-Gemona, su cui opera l’Ecomuseo delle Acque,<br />

è una vasta pianura posta al centro del <strong>Friuli</strong>, solcata dal Tagliamento<br />

e circondata da rilievi. Costituisce la testimonianza diretta di eventi<br />

geologici recenti ma assai rilevanti: deriva dal riempimento di un<br />

enorme lago, profondo fi no ad un centinaio di metri, formatosi con il<br />

ritiro del ghiacciaio tilaventino.<br />

Ai tempi dell’ultima glaciazione, tra 80 mila e 10 mila anni fa, una<br />

gigantesca colata di ghiaccio scendeva lungo la valle del Tagliamento.<br />

Il suo spessore all’altezza di Ospedaletto era di 900 m; da questa<br />

immensa coltre fuoriuscivano le cime dei monti San Simeone e<br />

Brancot e parte della dorsale del Cjampon. Le tracce del passaggio<br />

sono ancora oggi visibili nelle forme arrotondate che hanno assunto<br />

le alture meno elevate, come il Cumieli, o le lisciature apportate ai<br />

fi anchi dei versanti, quasi che il ghiacciaio li avesse levigati. Questa<br />

azione erosiva, già in atto a monte lungo le numerose valli alpine,<br />

comportava, contestualmente alla lenta discesa del ghiacciaio, il<br />

trasporto di una gran massa di detriti che venivano depositati ai lati<br />

o sul fronte dove il ghiaccio si scioglieva. La massima espansione<br />

glaciale raggiunse un allineamento che da Ragogna passava per San<br />

Daniele, Rive d’Arcano, Fagagna, Moruzzo e Tricesimo. Qui venne<br />

addossata una quantità enorme di materiale che formò le colline che<br />

oggi costituiscono l’Anfi teatro morenico. Parte dello stesso materiale<br />

si disperse verso sud trasportato dai torrenti di fusione, dando così<br />

origine alla Pianura friulana.<br />

Successivamente l’aumento generalizzato della temperatura comportò<br />

lo scioglimento del ghiacciaio e la formazione di un vastissimo<br />

lago, corrispondente all’attuale Campo di Osoppo-Gemona, che<br />

verso nord si prolungava in due rami fi no a Venzone e Somplago. Il<br />

Tagliamento fungeva da immissario, confl uendo nel braccio orientale.<br />

La sua notevole portata solida, fatta di ghiaie e sabbie, determinò<br />

il progressivo riempimento del bacino, a cui contribuirono pure gli<br />

apporti che pervennero dai vari torrenti prealpini (Vegliato e Orvenco<br />

a est, Palâr e Leale a ovest). Oggi, a distanza di migliaia di anni, la<br />

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trasformazione si è quasi completata (il lago di Cavazzo o dei Tre<br />

Comuni costituisce il lembo residuo dell’antico lago, all’estremità<br />

del braccio occidentale, più protetto dall’alluvionamento). La massa<br />

lacustre non si è però estinta, persiste ancora sotto forma di una<br />

vasta falda freatica che si estende a pochi metri di profondità, il cui<br />

defl usso verso sud, in parte bloccato per la presenza dei depositi<br />

morenici poco permeabili, dà origine ad un articolato sistema di<br />

risorgive di cui il Ledra è il fi ume collettore.<br />

Nel corso dei secoli gli abitanti della piana hanno cercato di sfruttare<br />

al meglio le acque del Tagliamento mediante derivazioni e canali che<br />

utilizzassero la forza motrice dell’acqua e nel contempo risolvessero<br />

il problema della siccità dell’agro: l’antica roggia di Gemona,<br />

detta Plovia cioè pubblica, sin dal Medioevo svolse questa funzione,<br />

ospitando numerosi impianti (mulini, segherie, battiferro) che<br />

contribuirono allo sviluppo della comunità. Nell’Ottocento le esigenze<br />

dell’agricoltura richiesero investimenti notevoli soprattutto nel settore<br />

osovano del Campo e comportarono l’apertura della roggia Venchiarutti,<br />

che il Consorzio di Bonifi ca Ledra-Tagliamento utilizzò successivamente<br />

per la realizzazione dell’ultimo tronco del canale omonimo<br />

in cui venne incorporata.<br />

Oggi il Campo di Osoppo-Gemona continua ad assumere un<br />

rilevante valore strategico, soprattutto per la presenza nel sottosuolo<br />

della maggiore riserva di acqua potabile della regione. Oltre<br />

allo sfruttamento delle acque superfi ciali da parte del Consorzio<br />

Ledra-Tagliamento, nella zona di Molin del Bosso tra Artegna, Buia e<br />

Gemona operano le pompe del Consorzio per l’Acquedotto del <strong>Friuli</strong><br />

centrale che rifornisce 300 mila persone della provincia di Udine. Su<br />

uno dei settori più sensibili della piana è insediata la Zona Industriale<br />

di Rivoli di Osoppo, il cui impatto sull’ambiente richiederebbe a posteriori<br />

un’attenta disamina. È il segno tangibile di una centralità non<br />

solo geografi ca: i tempi sono cambiati, ma è l’acqua che continua a<br />

rappresentare la ricchezza e il limite di questo lembo pianeggiante<br />

del <strong>Friuli</strong>.

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