Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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60 •<br />
Laip 'abbeveratoio' intagliato in un<br />
unico blocco di pietra nello Stali di<br />
Gjermano. Il tubo col rubinetto pesca<br />
direttamente nella cisterna interrata<br />
situata esternamente (giugno 2009).<br />
Ledan cul brût<br />
Ogni stavolo doveva avere una<br />
concimaia per il letame; questa<br />
accoglieva anche il brût, cioè il<br />
liquame, che contribuiva, con le<br />
piogge, a mantenere inumidita<br />
la massa. Il letame si conservava<br />
così fino all’autunno successivo<br />
quando veniva distribuito sui<br />
prati vicini. Per tale operazione<br />
si utilizzava una gerla apposita<br />
detta appunto cos dal ledan.<br />
Per la concimazione ci si poteva<br />
avvalere anche del guano, ma le<br />
informatrici sottolineano come<br />
la produttività dei prati non<br />
fosse legata solo alle pratiche di<br />
fertilizzazione, bensì ad una loro<br />
cura “fisica”: erano riscjelâts<br />
e tenuti monts e nets da clas,<br />
sterps, ecc.<br />
Dal lat al çuç<br />
Le vacche che d’autunno soggiornavano<br />
in Ledrania / Mont non<br />
potevano avere molto latte; la<br />
maggior parte di esse, per i motivi<br />
sopra accennati, erano prossime<br />
al parto, quindi asciutte.<br />
Ve ne erano, nondimeno, alcune,<br />
ad esempio quelle che avevano<br />
abortito (lis manzàriis), che ne<br />
producevano modeste quantità.<br />
Tale latte non era trasportato in<br />
paese, sia perchè la latteria era<br />
chiusa, sia perchè tanto movimento<br />
ne avrebbe compromesso<br />
la qualità.<br />
Era, perciò, caseificato in loco.<br />
Per avere una quantità sufficiente<br />
di latte da caseificare si<br />
riunivano più donne, solitamente<br />
tre o quattro. Il latte era pesato<br />
e su un libretto veniva scritto il<br />
quantitativo da ognuna conferito<br />
in modo da assegnare un corrispondente<br />
numero di forme.<br />
Queste erano dette çuç ed avevano<br />
dimensioni minori rispetto a<br />
quelle prodotte nella latteria: in<br />
genere 20 cm di diametro, 7 cm<br />
di altezza e un peso di 2, massimo<br />
3 kg. Ogni giorno si produceva<br />
una soltanto di queste forme,<br />
raramente due, assieme ad un<br />
paio di ricotte (scota) e un po’ di<br />
burro (spongja).<br />
La tecnica casearia<br />
La tecnica di produzione del<br />
formaggio era simile a quella<br />
adottata dal casaro nella latteria<br />
del paese, ma qui erano le donne<br />
a compiere tutte le operazioni e<br />
si tramandavano questo sapere di<br />
madre in figlia.<br />
Si utilizzava il latte di due<br />
mungiture, sera e mattina, e<br />
normalmente la caseificazione<br />
richiedeva mezza giornata di lavoro,<br />
praticamente la mattinata.<br />
Il latte conferito era sempre filtrato<br />
con un coladôr di rame o di<br />
legno onde togliere, nei limiti del<br />
possibile, impurità e sporcizia.<br />
Il latte della sera era posto in un<br />
pacét o mastèl di legno e la mat-<br />
tina successiva era sbrumât: con<br />
una cjaça forada veniva tolta la<br />
panna salita in superficie. Veniva,<br />
poi, aggiunto a quello della<br />
mattina e la miscela era versata<br />
nella cjalderia che serviva per la<br />
caseificazione. Questa si trovava<br />
sul fogolâr dove si accendeva il<br />
fuoco, che era il medesimo dove<br />
si cucinavano i pasti. Sopra il fogolâr<br />
si trovava spesso la mussa,<br />
una specie di gru di legno alla<br />
quale, tramite il cjadenaç, si<br />
appendeva la cjalderia. Quando,<br />
a causa delle limitate quantità di<br />
latte, la cjalderia era di piccole<br />
dimensioni veniva spostata a<br />
mano e, quindi, la mussa non<br />
era presente.<br />
Riempita la cjalderia di latte si<br />
procedeva al riscaldamento fino a<br />
circa 37 gradi mescolandolo con<br />
un mescul dotato alla base di<br />
una rondella di legno.<br />
Per misurare la temperatura del<br />
latte le donne non usavano alcun<br />
termometro, ma la loro esperienza:<br />
tu provavis cul come-<br />
Cisterna per l'acqua destinata agli<br />
animali presso gli Stâi di Manzon in<br />
Mont di Là (giugno 2009).