Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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Alvise Comel partecipò alla campagna d’Albania nel periodo 1941 - 1943.<br />
Nonostante l’incalzare degli eventi bellici, egli riuscì a compiere osservazioni<br />
geo-pedologiche sulla diffusione e sulle caratteristiche della terra rossa in quel<br />
paese.<br />
☞<br />
Monografia sui terreni della<br />
pianura friulana – monumentale<br />
opera di poco meno di<br />
novecento pagine, distribuite su<br />
quattro volumi, pubblicati tra il<br />
1954 e il 1957 – costituisce la<br />
summa del suo sapere di geologo<br />
e di pedologo.<br />
La prima parte tratta della genesi<br />
della pianura friulana: quali siano<br />
state le correnti fluvioglaciali e<br />
fluviali che le dettero origine,<br />
quali le proprietà litologiche e<br />
chimiche delle alluvioni fluitate e<br />
i relativi territori di spaglio, quale<br />
l’età dei vari tratti di pianura e<br />
dei rispettivi terreni.<br />
Il quarto volume contempla la<br />
descrizione dei terreni agrari,<br />
classificandoli in rapporto alla<br />
loro origine, età e costituzione.<br />
Tuttora la Monografia costituisce<br />
un punto di partenza capitale<br />
per ogni ulteriore studio sull’argomento.<br />
Direttore a Udine<br />
In quegli anni egli riuscì anche<br />
ad analizzare quei campioni di<br />
terra rossa che si era portato<br />
a casa dall’Albania, continuando<br />
ad approfondire quel tema,<br />
dandone conto con puntuali<br />
comunicazioni.<br />
Nel 1956 Comel fu nominato<br />
direttore della Stazione Chimico<br />
- Agraria Sperimentale di Udine:<br />
succedeva così a Domenico<br />
Feruglio, collocato a riposo dopo<br />
aver diretto l’Istituzione per un<br />
cinquantennio.<br />
Iniziò a studiare i terreni della<br />
montagna friulana: sebbene le<br />
indagini – sovvenzionate dal Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche<br />
attraverso la Fondazione per i<br />
Problemi Montani dell’Arco Alpino<br />
– avessero lo scopo precipuo<br />
di dare indicazioni pratiche, volte<br />
al miglioramento della fertilità,<br />
egli non trascurò gli aspetti geolitologici<br />
e pedogenetici, coerente<br />
con la propria convinzione che<br />
ogni studio dovesse basarsi su<br />
salde basi teoriche.<br />
Metodico e ordinato, egli volle<br />
inoltre concludere quei lavori<br />
che, iniziati da tempo, le vicissitudini<br />
della storia e le passioni<br />
degli uomini avevano impedito di<br />
proseguire.<br />
Primi, tra tutti, i rilievi geoagronomici<br />
del Veneto, in ossequio<br />
al mandato assegnato tanti anni<br />
prima dalla Fondazione per la<br />
sperimentazione e la ricerca<br />
agraria alla Stazione.<br />
Rilevato l’ultimo lembo della<br />
pianura friulana, quella zona inferiore<br />
della Bassa, il cui studio era<br />
stato preannunciato nel 1922, ma<br />
che poi non aveva avuto corso,<br />
egli affrontò quindi lo studio dei<br />
terreni delle provincie venete,<br />
con l’intento di realizzare la<br />
carta dei suoli del territorio fino<br />
all’Adige.<br />
I lavori iniziarono senza indugio