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Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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8 •<br />

moderno tanto la vite che il vino<br />

prendono il nome di Proséčan<br />

(Šlenc 2006).<br />

Il luogo<br />

La breve descrizione ottocentesca<br />

di Prosecco che segue, difficilmente<br />

superabile, mette bene<br />

in relazione il luogo col vino:<br />

“Lieto e ridente, nell’ubertosità<br />

de’ suoi clivi verdeggianti, si eleva<br />

a piccola distanza da Trieste,<br />

formando un colle dolcemente<br />

inclinato, a cui fianchi invano<br />

cercheresti un palmo di terreno,<br />

che fosse sfuggito all’industre<br />

mano dell’agricoltore. Dalla radice<br />

al vertice, ivi s’addossa vigna<br />

sopra vigna, e l’ardente sole che<br />

le feconda e le tepide aure che<br />

le vagheggiano, vi maturano un<br />

vino cui pochi forse ponno stare<br />

a pari, niuno certo superare…”<br />

(Marchesetti 1878, 7-8).<br />

Il legame col territorio<br />

Nel 1647 Giacomo Filippo Tommasini<br />

(Padova 1595 - Cittanova<br />

d’Istria 1654), all’epoca vescovo<br />

di Cittanova, scrisse i Commentarj<br />

storici-geografici della<br />

Provincia dell’Istria (Arch.<br />

1837). Il Tommasini, dopo aver<br />

affermato che “Universalmente<br />

vien il vino d’Istria lodato”, scrive:<br />

“Appresso gli antichi il vino<br />

primo, e più stimato era quello<br />

di Prosecco. Questa è una costa<br />

di monte, non molto lontana da<br />

San Giovanni di Duino, e posta al<br />

sole, divisa in tre contrade, Grignano,<br />

Santacroce, e Prosecco, le<br />

quali tutte tre producono copia<br />

di vini rari, che tutti camminano<br />

col nome di Prosecco, celebrato<br />

da Plinio [...]”. Secondo il vescovo<br />

di Cittanova, e in questo si<br />

trova in buona compagnia, il vino<br />

di Prosecco sarebbe quello citato<br />

da Plinio (Castellum nobile<br />

vino Pucinum) nella sua Naturalis<br />

Historia.<br />

Ciò non ci interessa, ci interessa<br />

la sua testimonianza che risale<br />

al 1647. Quanto alla “bontà” del<br />

vino di Prosecco pare che dal<br />

Tommasini sia attribuita solo alla<br />

reminiscenza classica, tanto che<br />

poi così fraseggia: “Dopo il vino<br />

istriano di Prosecco, ha il luogo<br />

il moscato di Capo d’Istria, anzi<br />

lo supera, poichè il signor abate<br />

Grillo nella lettera ove descrive<br />

il suo viaggio in Istria, gustato il<br />

vino di Prosecco disse ch’era un<br />

vin grosso più tosto di zappa che<br />

di zuppa”.<br />

La nostra opinione è che l’abate<br />

Grillo (le sue Lettere vennero<br />

pubblicate nel 1616) si sia imbattuto<br />

in un ruvido Teran; oppure,<br />

come suggerisce Marchesetti<br />

1878, 9, “pare che tal aspro giudizio<br />

del buon abate sia nato, per<br />

averne forse trincato un po’ più<br />

del bisogno, se egli desidera che<br />

fosse foco in bocca ed acqua<br />

nello stomaco e ne bevesse la<br />

bocca e non la testa”.<br />

Nelle parole del Vescovo di Cittanova<br />

il Prosecco è sempre detto<br />

“istriano” e ciò non deve fare<br />

meraviglia: per gli antichi l’Istria<br />

cominciava al Timavo. La “<strong>Venezia</strong><br />

<strong>Giulia</strong>” sarebbe stata inventata,<br />

a tavolino, solo nel 1863.<br />

La solita fanfaluca<br />

Sono pochi gli scrittori di cose<br />

enoiche, i geografi, gli storici,<br />

che sono riusciti a sottrarsi alla<br />

sirena pliniana. È dal Cinquecento<br />

che si discetta e si elucubra<br />

sui vini locali che sarebbero il<br />

Pùcino, citato da Plinio nella<br />

Naturalis Historia, e trincato<br />

Goritia ha diversi, et prelibati Liquori,<br />

Vini esquisiti, come Prosecco, Di<br />

Staragora, Di Cormons, Lucinico, de<br />

Colli, Rifoschi. Tavola del goriziano<br />

Giovanni Maria Marussig (1641-<br />

1712). È probabile che, qui, il<br />

Prosecco sostituisca il nome Ribolla<br />

ad indicare un vino pregiato che,<br />

all’epoca, era dolce.<br />

regolarmente dall’imperatrice<br />

Livia, ecc. ecc.<br />

Da quei lontani tempi tanta<br />

acqua è passata dal Timavo e<br />

sono cambiati i popoli, le lingue,<br />

le culture, la viticoltura, i vitigni<br />

e i vini.<br />

Finiamola di insistere nel voler<br />

dare una patente di classicità<br />

ad un vino che, tra l’altro, porta<br />

un nome sloveno. E, poi, tutte<br />

queste penne deboli non fanno<br />

altro che citare gli immediati loro<br />

predecessori, mai che vadano ad<br />

abbeverarsi alla fonte primaria,<br />

cioè in Plinio stesso.<br />

C’è chi dice che il Pùcino era<br />

il Refosco e chi parteggia per

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