27.02.2013 Views

Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

le tese di montagna a causa del<br />

vento o delle nebbie abbastanza<br />

frequenti, non proprio ideali per<br />

questo tipo di aucupio.<br />

Per attirare i volatili l'apprestamento<br />

veniva fornito di bacche<br />

e cibaria varia, nonché da uccelli<br />

da richiamo (reclàms), chiusi<br />

in gabbia, e da zimbelli (zûcs),<br />

uccelli lasciati liberi di svolazzare<br />

entro un determinato perimetro<br />

in quanto trattenuti con dei<br />

fili. L’uccellatore si appostava a<br />

qualche metro di distanza in un<br />

riparo (casòn), il più delle volte<br />

improvvisato, pronto ad accorrere<br />

sul posto per raccogliere le<br />

bestiole che, impaniatesi, cadevano<br />

a terra.<br />

Tesa con civetta e panioni (lâ<br />

a tindi cun çus e vergòns)<br />

Questo tipo di uccellagione<br />

vagante con vischio sfruttava<br />

l’irresistibile attrazione che la<br />

civetta (çus), con il suo aspetto<br />

e le sue movenze, esercita sugli<br />

altri uccelli. Si trattava di un dispositivo<br />

costituito da una gabbia<br />

ovalizzata (çuitàrie), schiacciata<br />

da due lati tanto da assumere la<br />

forma di una ruota, che veniva<br />

collocata sopra una gruccia<br />

(crùchigne) infissa nel terreno.<br />

Tutto intorno su delle canne venivano<br />

collocati dei vergoni dove<br />

gli uccelli incuriositi venivano poi<br />

a posarsi. La civetta, tolta dalla<br />

gabbia, veniva fatta posare in<br />

cima alla gruccia e fatta svolazzare<br />

a terra mediante lo strattonamento,<br />

da parte dell’uccellatore<br />

nascosto nelle vicinanze, di un<br />

tirante a cui l’uccello era legato.<br />

Ciò invogliava gli uccelli presenti<br />

nei dintorni ad accorrere<br />

incuriositi verso la civetta. Dopo<br />

aver catturato il primo pettirosso<br />

(scriç) o il primo codirosso (codaròs),<br />

uccelli che sono particolarmente<br />

eccitati dalla presenza<br />

della civetta, si provvedeva ad<br />

inserire questi ultimi nella gabbia<br />

in modo che sarebbero stati poi<br />

loro a segnalare, schiamazzando<br />

(sforeteànt), la presenza del<br />

rapace.<br />

Tesa con pali (lâ à tindi cu<br />

la stangje)<br />

Sistema ingegnoso di uccellagione<br />

vagante con il vischio, friulano<br />

per eccellenza, anche in ragione<br />

della sua semplicità ed economicità.<br />

Si trattava in sostanza<br />

di tre legni messi assieme e<br />

cioè di un sostegno infisso nel<br />

terreno (pâl), di un’asta mobile<br />

(stangje) incernierata al sostegno<br />

e della cima di un alberello<br />

(pèndul) ben infrascata che,<br />

pure essa incernierata alla cima,<br />

rimaneva penzolante quando<br />

l’asta mobile era alzata.<br />

Spesso all’intorno venivano<br />

piantati altri alberelli (lumìns),<br />

non più alti di un metro e mezzo,<br />

specialmente per la cattura dei<br />

pispoloni (dordìnis). Sugli alberelli<br />

venivano fissate le vermene<br />

(vermènis) che, a distanza<br />

regolare, portavano degli intagli<br />

(due per volta in modo da creare<br />

una certa presa) in cui si collocavano<br />

obliquamente le panie.<br />

Il palo poteva essere alzato ed<br />

abbassato all’occorrenza, mantenendo,<br />

grazie all’incernieramento,<br />

l’alberello di punta sempre<br />

verticale: ciò impediva la caduta<br />

delle panie, nonché facilitava il<br />

suo smontaggio per essere portato<br />

là dove serviva. In posizione<br />

di “abbassato”, per le operazioni<br />

di riassetto, il palo poggiava su<br />

un paletto infisso nel terreno con<br />

Disegno di Renzo Tubaro per lo<br />

Strolic furlan del 1954.<br />

• 95<br />

la parte alta terminante a “V”<br />

(forcjàs).<br />

Temporaneamente, nei mesi<br />

estivi, si tendevano le paniuzze,<br />

panie molto sottili ricavate dalla<br />

saggina (soròs di scove) lungo<br />

i corsi d’acqua, o attorno a delle<br />

pozzanghere, per catturare gli<br />

uccelli all’abbeverata, in particolare<br />

passeri (pàssaris), verdoni<br />

(sirànts) e cardellini (gardèi).<br />

Come ausilio alla cattura degli<br />

uccelli venivano impiegati i<br />

richiami vivi (reclàms) in gabbie<br />

appese alla stessa stanga, gli zimbelli<br />

(zûcs), uccelli imbragati e<br />

facenti capo ad un tirante (filàine),<br />

oppure ancora, soprattutto<br />

se i catturandi erano le peppole<br />

(montàns), i presicci di quest’ultima<br />

specie (uccelli di recente<br />

cattura) che, rinchiusi in una<br />

cesta (pice), schiamazzavano in<br />

maniera incredibile attirando sul<br />

posto i consimili.<br />

La vuitàrie<br />

Si trattava di una specifica tesa a<br />

vischio, dedicata esclusivamente<br />

alla cattura delle pispole (vuìtis)<br />

che veniva posizionata in radure<br />

o prati brulli, ambienti d’elezione<br />

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!