Passano gli anni e nascono nuove guide del <strong>Friuli</strong>: in quella di Gualtiero Valentinis del 1903 vengono elencate sette industrie alimentari che producono “paste da minestra”: “I sette pastifi ci meccanici appartengono alle ditte Fratelli Mulinaris (motore a gas povero), Vincenzo D’Este (motore a vapore), Giuseppe Hoche (motore idraulico e a vapore), tutte di Udine, Carlo Coiazzi (motore elettrico), Luigi Sam (motore a vapore) e Pietro Favero, tutte di Pordenone, e Ambrogio Piussi di Pavia di Udine. Vi sono poi altre fabbriche a mano, di minore importanza”. E andiamo a Pavia in frazione Chiasottis: nel bel libro Pavie edito nel 2006 troviamo uno scritto di Gabriele Caiazza che, a pag. 304, accenna al “pastifi - cio idraulico friulano Ambrogio Piussi” ma, soprattutto, riporta un disegno, invero un po’ romantico, del pastifi cio e il “catalogo” delle paste prodotte (Fidelini, Vermicelli, Reginette, Bavette, Bavettine, Capellini, Coralli, Corallini, Conchiglie, Rotelle, Stellette, Bovoli, Lingue di Passero, Occhi di Civetta, Denti di Cavallo, Denti di Elefante, Denti di Pecorino...). Il medesimo Caiazza ci informa che a Cussignacco, accanto al già nominato pastifi cio Mulinaris, attivo dal 1883, vi era, a partire dal 1910, il pastifi cio Menazzi. Leggendo il Messaggero Veneto abbiamo scoperto che almeno i muri del pastifi cio Mulinaris sono tuttora in piedi visto che tale giornale (25.06.2009) titola: “L’ex pastifi cio Mulinaris sarà demolito” e, in suo luogo, come ci pare ovvio, sorgerà “una nuova area artigianale e commerciale”. La centoventimilionesima. La medesima fonte ci informa che ancora nel 1960 il pastifi cio dava lavoro a 140 operai. In questo fascicolo potete vedere un bella pubblicità della pasta Mulinaris nella forma di un manifesto che si applicava alle vetrine inumidendone il retro. Sgarfando nel web salta fuori anche una cartolina con la frase ad effetto: “... delizia del ghiotto e ... tormento del goloso”. Manifesto e cartolina sono degli anni Cinquanta e rappresentano un bel bambinone biondo nell’atto di ingurgitare una megaforchettata di spaghetti. Ecco il signifi cato: si è passati dalle paste prevalentemente da minestra (il “primo” dei friulani) all’italica pastasciutta. Questa, in effetti, è di rapida preparazione, quindi assai comoda nella moderna società, mentre le minestre e i minestroni con la pasta richiedono più tempo e più dedizione. Ora le zie e le nonne, se ci sono, guardano le telenovelas... È probabile che, spulciando e sgarfando nelle pubblicazioni di tipo locale, possano emergere dall’oblìo anche altre attività pastaie nella nostra regione. Ad esempio nell’ottimo periodico Il Barbacian edito dalla “Pro Spilimbergo”, n. 1 del 2007, Maria José Tositti ci narra delle attività economiche di Pietro e Giovanni Tositti in Paludea di Castelnovo nella seconda metà dell'Ottocento: fra queste assunse particolare rilevanza una fabbrica di paste alimentari: “La fabbrica produceva artigianalmente prevalentemente spaghetti ma anche altri formati, come i subiots (subioti in dialetto veneto) delle più svariate dimensioni. In uno spazioso locale erano posti i macchinari, tra cui l’impastatrice, che era azionata da un cavallo bendato e aggiogato a una barra, che veniva fatto girare in tondo per muoverne gli ingranaggi. La pasta così ottenuta veniva fatta passare attraverso trafi le di bronzo, collocata su graticci di stoini, e con una piccola teleferica fatta salire attraverso il cortile nel solaio di fronte per essere essiccata. Alla fi ne veniva confezionata in casse di legno foderate con paglia e spedita, con carri trainati da cavalli, in tutto il <strong>Friuli</strong> e parte del Veneto. La fabbrica era anche molto conosciuta dai bambini del paese che, spesso, passando sotto la fi nestra, chiedevano alla addetta al cavallo: Menia, dami un bigul! Certamente a quel tempo uno spaghetto valeva più di un dolcetto di oggi...”. E.C. • 37
38 • Da <strong>Friuli</strong> fascista, Federazione dei Fasci di Udine, 1942.