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Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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96 •<br />

di questi uccelletti.<br />

Era costituita da venti o più<br />

paletti conficcati nel terreno<br />

attorno ad un piccolo capanno<br />

fatto di frasche in cui prendeva<br />

posto l’uccellatore.<br />

In cima ai pali che normalmente<br />

terminavano a “V” veniva fissata<br />

una vermena in posizione quasi<br />

orizzontale. Su quest’ultima venivano<br />

ricavate, alternativamente<br />

in un senso e nell’altro, delle<br />

tacche dove si collocavano delle<br />

panie in modo che le pispole non<br />

avessero modo di posarsi direttamente<br />

sulla vermena.<br />

Questo tipo di uccellagione<br />

iniziava nella tarda mattinata,<br />

quando il terreno era ormai<br />

asciugato dalla rugiada, di modo<br />

che l’uccello e le panie cadendo<br />

a terra non si bagnassero (l’acqua<br />

fa male agli uccelli e rende<br />

inservibili le panie).<br />

Inizialmente le pispole venivano<br />

richiamate dall’uccellatore con<br />

l’ausilio dell’apposito fischietto<br />

dalla forma di una rotellina<br />

(vuìt); quindi, dopo che se ne<br />

erano catturate almeno un paio,<br />

si provvedeva a legarle assieme e<br />

a riporle in un sacchetto di juta a<br />

trama larga (pice) da cui gli uccelli,<br />

litigando tra loro, attiravano<br />

i branchetti (cjaps) di passo.<br />

Questo tipo di cattura aveva<br />

luogo nei primi dieci giorni di<br />

ottobre e, quando il passo era<br />

favorevole, dava molta soddisfazione<br />

all’uccellatore.<br />

Tesa con reti<br />

(lâ a tindi cu<br />

lis rêts)<br />

Altro dispositivo usato nell’uccellagione<br />

erano le reti (rêts,<br />

ràgnis). Queste erano di due<br />

tipi: quelle ad un solo panno<br />

(rêts simplicis) e quelle a tre<br />

panni (rêts armàdis), dette anche<br />

tramagli. Quest’ultime erano<br />

costituite da due reti esterne a<br />

maglia larga, dette armature e da<br />

una rete interna a maglie strette<br />

dove andava ad infilarsi il volatile<br />

insaccandosi.<br />

Ingresso al capanno della bressana di Walter Moretti in località Pasc (Ara di<br />

Tricesimo).<br />

Le reti singole venivano usate nel<br />

paretaio (parèt) e nella prodina<br />

(prodine) (tese a reti orizzontali),<br />

mentre il tramaglio veniva<br />

usato nelle bressane, mezze<br />

bressane e nei roccoli (tese a<br />

reti verticali)<br />

Passate (passadôrs, passàdis)<br />

e sotto tondi (tordaie<br />

/ dordeàriis)<br />

Per passata (passadôr, passàde)<br />

si intendeva una sorta di sbarramento<br />

ottenuto con il solito<br />

sistema della doppia alberatura<br />

di carpino bianco (çàmar),<br />

all’interno del quale si forma il<br />

corridoio (carète) dove vengono<br />

applicate le reti verticali. Classiche<br />

erano le passate in uso nelle<br />

forcelle di montagna. In pianura<br />

o in collina servivano soprattutto<br />

per intercettare quegli uccelli<br />

guardinghi che, pur abbassandosi<br />

in volo, non si posavano all’interno<br />

della bressana, ma preferivano<br />

procedere oltre, magari<br />

allo scopo di ispezionare meglio<br />

il luogo.<br />

All’esterno, oltre il fondo della<br />

bressana, frequentemente si<br />

trovava una sorta di prolungamento<br />

semicircolare, ottenuto<br />

con il solito sistema della doppia<br />

alberatura di carpini bianchi,<br />

che veniva chiamato sotto<br />

tondo o tordaia (dordeàrie).<br />

Essa racchiudeva tra alte reti un<br />

boschetto di arbusti e serviva, in<br />

particolare, per la cattura di merli<br />

e tordi (donde il nome): uccelli<br />

che amano più che pasturare nel<br />

piano, infrattarsi tra i cespugli.<br />

La prodina (rêt di trate)<br />

La prodina (rêt di trate), tesa<br />

a reti orizzontali, doveva il suo<br />

nome all’essere posta alla “pro-

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