Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
94 •<br />
Tesa a vischio per cesene (Qualso), gennaio 1979.<br />
☞<br />
dire che questa attività ha creato<br />
una cultura in <strong>Friuli</strong>, basti pensare<br />
alla ricca terminologia che la<br />
riguarda e che, spesso, non trova<br />
riscontro nella lingua italiana; si<br />
pensi ancora ai numerosissimi<br />
modi di dire relativi al mondo<br />
degli uccelli, per non parlare dei<br />
mitici personaggi legati all’uccellagione<br />
che sono entrati nella<br />
letteratura locale (per la zona<br />
collinare e pedemontana sopra<br />
Udine chi non ha sentito parlare<br />
degli impenitenti uccellatori<br />
come pre Checo Placerean (don<br />
Francesco Placereani di Montenars),<br />
il Vicjari di Tricesimo,<br />
i Trangoni di Pagnacco, ecc.):<br />
come dire che se non si conosce<br />
a fondo anche questo aspetto del<br />
<strong>Friuli</strong> non si può comprendere<br />
appieno lo spirito che lo anima.<br />
C’è da chiedersi, poi, che cosa<br />
significhino oggi, allorché l’uccellagione<br />
è vietata, le numerose<br />
mostre ornitologiche che<br />
si accompagnano a tante sagre<br />
locali, se non un andare almeno<br />
con il ricordo a quei tempi<br />
passati! Bene ha fatto la <strong>Regione</strong><br />
<strong>Friuli</strong>-<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> a favorire il<br />
mantenimento di quelle architetture<br />
vegetali che sono i roccoli e<br />
le bressane mediante l’assegnazione<br />
di un contributo ai possessori<br />
che intendono mantenerle<br />
in vita curandole, salvando in tal<br />
modo un paesaggio che è ormai<br />
entrato a far parte dell’immaginario<br />
collettivo. Un tratto di penna<br />
non può cancellare una tradizione<br />
millenaria. Si ritiene che ci<br />
voglia ben altro: quella passione<br />
è entrata nel DNA dei Friulani<br />
ed è giusto che, anche se con<br />
modalità diverse dal passato perché<br />
i tempi sono cambiati, possa<br />
tuttora alimentarsi.<br />
Tesa (utìe, tinde,<br />
tese) con vischio<br />
(visc)<br />
Forma di aucupio (lâ a tindi)<br />
che si perde nella notte dei<br />
tempi, di cui parla già Confucio<br />
vissuto cinquecento anni prima<br />
di Cristo e che in <strong>Friuli</strong> ebbe<br />
molta fortuna in quanto poco<br />
costosa ed adatta alla cattura<br />
delle piccole prede che i Signori<br />
(si pensi al Medio Evo) disdegnavano,<br />
lasciando, magnanimità<br />
loro, che le cacciassero i sudditi.<br />
Alla base sta l’impiego del vischio<br />
(visc), sostanza appiccicosa che<br />
si ottiene, mediante laboriosa<br />
procedura, dall’omonima pianta.<br />
Il vischio veniva spalmato su delle<br />
bacchettine lunghe 20/30 cm.,<br />
ricavate soprattutto dal ligustro<br />
(bàcjare), dall’olmo (olm) e dalla<br />
sanguinella (sànzit), chiamate<br />
viscjadis (it. panie), oppure su<br />
dei bacchettoni ricavati dalle<br />
stesse piante detti vergòns (it.<br />
panioni).<br />
Varie erano le modalità d’impiego:<br />
ci si poteva servire<br />
nell’uccellagione con civetta e<br />
panioni (çus e vergòns), oppure<br />
in quella fatta con pali e paletti<br />
(stàngjis e lumìns). Le panie<br />
venivano conservate e portate al<br />
seguito in mazzetti avvolti in una<br />
pelle (generalmente di coniglio<br />
o di pecora) detta scuàrç che<br />
faceva loro da guaina.<br />
Le tese venivano il più delle<br />
volte impiantate nelle “braide” in<br />
zone poco disturbate, utilizzando<br />
gli alberi da frutto quali i meli<br />
(melârs), i peri (perârs), i caki<br />
(cacârs), ecc., come supporto<br />
per le panie ed i panioni.<br />
Nella media ed alta collina, si<br />
utilizzavano dei piccoli boschetti<br />
con alberi di faggio (faiâr),<br />
carpino (çàmar), rovere (rôl),<br />
ontano (ornâr), non più alti di<br />
tre metri, dentro ai quali, tordi<br />
(dordèis), merli (miàrlis) e<br />
tutti gli altri uccelli di richiamo<br />
attiravano i loro simili, i quali si<br />
posavano sulle panie poste ad<br />
arte tra i verdi festoni formati di<br />
proposito fra gli alberi.<br />
Il vischio era meno utilizzato nel-