Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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Puàr Allium porrum L. Coltivasi per uso culinare.<br />
Radrìc, ridrìc, ladrìc, lidrìc Cichorium intybus L. Coltivasi negli orti ad uso culinare.<br />
Rati Raphanus sativus L.<br />
Si coltiva per mangiarne la radice, ch’è grossa, nera e<br />
di sapore leggermente piccante.<br />
Oltre alla radice, che si mangia fresca, o conservata<br />
Râf Brassica rapa L.<br />
nelle vinacce sotto il nome di Bruàde o Brovàde, si<br />
mangiano anche le foglie radicali che chiamansi Viscje.<br />
Ravanèl<br />
Raphanus sativus var. radice<br />
oblonga minori L.<br />
Coltivato.<br />
Redrèpis Atriplex hortensis L. Coltivasi negli orti per uso culinare.<br />
Rùcule Brassica eruca L. Coltivasi per uso culinare.<br />
Salàte, latùie Lactuca sativa L.<br />
Coltivansi negli orti parecchie varietà: Lactuca sativa<br />
var. capitata Willd., L. crispa Willd., L. longifolia Lmk.<br />
Savôrs Apium petroselinum L. Coltivato.<br />
Sèlino Apium graveolens L. Coltivasi comunemente negli orti per uso culinare.<br />
Sparc, sparzìne Asparagus officinalis L.<br />
La specie cresce spontanea qua e là, e si coltiva negli<br />
orti e nei campi.<br />
Spinàze<br />
Spinacia spinosa Moench. e<br />
Spinacia inermis Moench.<br />
Tutte e due le specie si coltivano negli orti per uso<br />
culinare, più frequente però la prima.<br />
Sultìve, sutìve Allium schoenoprasum L. Coltivasi negli orti per uso culinare.<br />
Vèrze Brassica oleracea bullata L. Coltivato.<br />
Verzeràve Brassica napo-brassica L. Coltivato.<br />
Verzòt, verze cincuantìne,<br />
verze d'istât<br />
Brassica oleracea sabauda L. Si semina in primavera e si mangia in estate.<br />
Tabella 1. Piante orticole coltivate in <strong>Friuli</strong> nel XIX secolo. Abbiamo ricavato questa tabella dal Vocabolario botanico<br />
friulano di Giulio Andrea Pirona uscito nel 1862. La grafia del friulano è stata modernizzata, il nome scientifico è rimasto<br />
quello adottato dall'autore. Abbiamo escluso le piante aromatiche (ànis, cerfuéi, chìmel, curiàndul, mentùce, mezoràne,<br />
peltri, rude, salugee, salvie, timo) che pur risultavano coltivate negli orti e che il Pirona puntualmente riporta.<br />
Per tradizione la fragola è stata inserita tra gli ortaggi.<br />
(Helianthus tuberosus) è praticamente<br />
sparita dalle coltivazioni<br />
familiari ed ha invaso le zone incolte,<br />
arrivando, talora, ad essere<br />
infestante; si mantiene, invece,<br />
negli orti del Piemonte dove<br />
accompagna obbligatoriamente la<br />
bagna cauda.<br />
Altro ortaggio che non gode del<br />
favore dei nostri orticoltori è il<br />
cardo, diffusissimo in altre regioni<br />
italiane. Il suo nome, per nulla<br />
nostrano, ci può suggerire una<br />
recente comparsa, e nulla più,<br />
nelle nostre contrade.<br />
Tipicamente friulani, anche per il<br />
nome, sono le redrèpis e il rati<br />
che ora s’incontrano assai raramente<br />
e sporadicamente, mentre<br />
è sicura una loro ampia diffusio-<br />
ne in passato. Rarissimo anche<br />
l’articjòc. Introvabile ormai la<br />
cjaruédule, quasi scomparsa la<br />
fave (si tratta, caso mai, di reintroduzioni<br />
recenti), spariti lints<br />
e piçûi.<br />
Quanto al pan e vin (Rumex<br />
acetosa L.), chiamato anche pan<br />
cuc, asèdule di prât e con l’italianismo<br />
acetòse, il Pirona sottolinea<br />
che è “coltivato negli orti<br />
per uso culinare” e, non riportato<br />
in tabella, che “si coltiva negli<br />
orti per farne salse acidette,<br />
contenendo il sale d’acetosella”.<br />
Oggi è ben difficile riscontrare<br />
questa pianta tra le nostre orticole.<br />
Lo stesso vale per una sua<br />
parente prossima, la lenghe di<br />
vacje, che pure era coltivata e<br />
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si mangiava “cotta in mescolanza<br />
con altre erbe”.<br />
2. Dallo scarno commento del<br />
Pirona si può dedurre che l’uso<br />
di alcuni ortaggi non fosse quello<br />
attualmente più diffuso; si veda<br />
ad es. pevarón. In altri casi<br />
si può intuire una diffusione<br />
recente (es. caròte), o non molto<br />
elevata (es. pomodòro).<br />
3. Il Pirona riporta l’ardielùt<br />
(Valerianella olitoria; per i<br />
Triestini matavìlz), ma non lo<br />
inserisce tra le piante coltivate,<br />
limitandosi ad affermare che “i<br />
giovani germogli si mangiano<br />
conditi in insalata”. Da ciò si può<br />
dedurre che, all’epoca, l’ardielut,<br />
o argjelut, fosse soltanto spontaneo.<br />
La conferma ci viene da al- ☛