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Tiere furlane 3 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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70 •<br />

Giovanni Fiorini con il figlio Renato<br />

nato nel 1924.<br />

☞<br />

La Panarie<br />

Nel 1924 Fiorini stipulò un contratto<br />

con Chino Ermacora per<br />

stampare La Panarie, la rivista<br />

più innovativa e importante del<br />

tempo, tanto dal punto di vista<br />

culturale che da quello grafico.<br />

Chino Ermacora radunò intorno<br />

a sé un gruppo di artisti e di studiosi<br />

per illustrare modernamente<br />

i problemi regionali. Collaborarono<br />

con lui il pittore Giovanni<br />

Pellis e Arturo Feruglio, mentre<br />

per le copertine e la grafica lavorarono<br />

tutti i maggiori artisti del<br />

periodo: Luigi Bront, Lea ed Ettore<br />

d’Orlandi, Carlo Someda de<br />

Marco, Dino Basaldella, Ernesto<br />

Mitri, Fred Pittino. La rivista era<br />

bimestrale, in sedicesimo, conteneva<br />

stampe xilografiche fuori<br />

testo e si fregiava di una copertina<br />

d’autore affidata ai maggiori<br />

artisti del tempo. Dopo i primi<br />

quattro numeri stampati dalla<br />

Libreria Carducci, gli altri furono<br />

stampati da Giovanni Fiorini con<br />

un contratto stipulato il 31 maggio<br />

1924, e valido fino al 1925, in cui<br />

si prevedeva che la composizione<br />

tipografica fosse fatta a mano con<br />

piegatura dei fogli. Allo stampatore<br />

spettavano lire 2000 per ogni<br />

numero della rivista per una tiratura<br />

di 1750 copie, esclusi clichè<br />

e carta, sempre di buona qualità.<br />

Dal 1925 Giovanni Fiorini trasferì<br />

la tipografia, denominata “Tipografia<br />

Editrice de La Panarie”, al<br />

n. 17 di via Romeo Battistig, contribuendo<br />

non poco al successo<br />

della rivista grazie al suo apporto<br />

finanziario e tecnico.<br />

Libri d’arte e quadricromie<br />

Abilissimo tipografo, Fiorini stampò<br />

da editore non solo La Panarie,<br />

ma anche molti libri d’arte,<br />

tra cui Cansone Picole di Biagio<br />

Marin, Piccola patria e Vino al<br />

sole di Chino Ermacora. Lo stesso<br />

Ermacora fu ospite del Fiorini<br />

per un certo periodo di tempo<br />

dopo la crisi del suo matrimonio.<br />

Nella tipografia furono stampate<br />

anche numerose cartoline dipinte<br />

in quadricromia. Per applicare<br />

questa tecnica si partiva dalle<br />

immagini in bianco e nero dei<br />

grandi fotografi (Brisighelli, Pignat,<br />

Antonelli), che comparivano<br />

su La Panarie. Le foto erano<br />

colorate a mano nei quattro<br />

colori fondamentali e si procedeva<br />

alla stampa in quadricromia<br />

stampando, uno sull’altro i clichè<br />

rosso, giallo, blu e nero. Fiorini<br />

era l’unico tipografo udinese in<br />

grado di realizzare stampe in<br />

quadricromia e tale procedimento<br />

fu usato con abilità anche per<br />

fare le copertine, partendo dai<br />

bozzetti degli artisti. Lo stretto<br />

rapporto tra la Tipografia Sociale<br />

e La Panarie si può notare anche<br />

dai due logotipi riproducenti<br />

una pannocchia e una fontana,<br />

probabilmente i soggetti più<br />

adoperati nelle copertine della<br />

rivista, che figuravano entrambi<br />

sul retro delle cartoline.<br />

Giovanni Fiorini, che si firmava<br />

con orgoglio Editore Tipografo,<br />

aveva due sole macchine da<br />

stampa, ma una profonda cultura<br />

grafica, come si nota dalla sua<br />

raccolta di riviste francesi di Art<br />

déco con raffinate incisioni colorate<br />

a pochoir. Questa tecnica,<br />

Diploma per la Cassa di Risparmio<br />

di Udine, disegno di Ernesto Mitri,<br />

Tipografia de “La Panarie” di<br />

Giovanni Fiorini, collezione privata,<br />

Udine. Sullo sfondo il castello di<br />

Udine; i due alberi sono melograni.<br />

Interessanti le quattro scritte in<br />

friulano. In alto a sinistra: <strong>Tiere</strong> nestre<br />

fâs bon gran, farine blance fâs bon<br />

pan. In alto a destra: A fuarze di<br />

grans di ue si fâs un cuinz di vin. In<br />

basso a sinistra: Cul timp e cul lavôr<br />

il morâr al devente sede. In basso<br />

a destra: I bêz sparagnâz son dôs<br />

voltis uadagnâz.

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