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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

corrispondenza delle foci dei fiumi minori. Un caso esemplare è quello<br />

rappresentato dalla spiaggia dell’Uccellina a Marina di Alberese, nel Parco<br />

Regionale della Maremma, dove il <strong>mare</strong> sta erodendo la costa penetrando nella<br />

pineta: in questo stesso punto, dove i gli alberi cadono sotto l’azione delle<br />

onde, fino a pochi decenni fa c’erano alcune centinaia di metri di terreno in più.<br />

Nel bacino superiore dell’Ombrone si continua infatti ad intervenire negli alvei<br />

e a sottrarre materiale inerte. Materiale che viene dunque sottratto a questa<br />

stessa spiaggia.<br />

Veneto<br />

Le spiagge del litorale veneto, caratterizzato dalla totale assenza di<br />

coste alte, si estendono per circa 160 chilometri, 12 dei quali a rischio di<br />

erosione molto elevato: due chilometri immediatamente a sud della foce del<br />

Tagliamento e 10 chilometri in prossimità del lido di Pellestrina, all’estremità<br />

meridionale della Laguna Veneta. Nel primo tratto le <strong>mare</strong>ggiate hanno<br />

destabilizzato l’area protetta del delta, che continua a subire l’aggressione<br />

marina. Il litorale di Pellestrina mostra invece segni di cedimento dei murazzi<br />

dal 1966. Il recente intervento di ripascimento artificiale della spiaggia<br />

potrebbe abbassare il livello del rischio, ma molto dipenderà dall’efficacia<br />

dell’opera successiva di manutenzione. Da alcuni anni si sta inoltre verificando<br />

e intensificando il processo di erosione di tutti gli scanni del Delta del Po.<br />

Prima era un fenomeno che si localizzava in qualche parte, in relazione alla<br />

mobilità delle terre nuove (gli scanni), che sono in continua evoluzione per il<br />

gioco di correnti e di carichi di materiali portati dal fiume. Ora il processo è<br />

visibile a occhio nudo e vede, da un anno all’altro, la sparizione di pezzi<br />

rilevanti di spiaggia. Lo scorso anno il faro di Goro era lontano dal <strong>mare</strong> 15-20<br />

metri. Alla fine dell’estate sono stati installati i tubi che Regione, Magistrato<br />

del Po e Consorzi di Bonifica (ente operativo) ritengono la tecnologia<br />

risolutiva da più di 20 anni. Risultato: dopo due mesi sabbia non se ne era<br />

accumulata, i tubi erano o sommersi o strappati, e il faro oggi ha il <strong>mare</strong> che gli<br />

batte sul muro di cinta. In 10 anni circa sono spariti 50-100 metri di spiaggia.<br />

Sempre a sud c’è il caso dello scanno di fronte alla sacca di Goro: in<br />

espansione in passato, perché la sabbia sottratta a nord si accumulava a sud, da<br />

due-tre anni subisce anch’esso una forte erosione. Risalendo a nord, è<br />

semidistrutto lo scanno di fronte alla Sacca di Scardovari, alla foce del Po delle<br />

Tolle. I tubi messi 20 anni fa sono stati un vero e proprio fallimento<br />

tecnologico e finanziario. Per di più, con una decisione assurda, lo scanno è<br />

stato tagliato per aumentare l’ossigenazione della sacca che pure gode di<br />

un’entrata dieci volte più larga. L’ossigenazione, invece, non è aumentata, le<br />

<strong>mare</strong>ggiate si sono mangiate più sabbia e lo scanno si è ridotto. D’altro canto,<br />

la Sacca non riesce ad alimentare le colture di mitili perché non riceve più<br />

sabbia dal fiume e il fondo si copre di strati sempre più spessi di materiale<br />

organico che aumenta l’anossia delle acque. Gli scanni intorno alle Bocche di<br />

Pila erano fino a poco tempo fa i più riforniti di sabbia, oggi non lo sono più.<br />

La velocizzazione del fiume, in seguito alle rettifiche del suo corso, spinge<br />

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