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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

scoperta che andrebbe piuttosto approfondita e salvaguardata quale risorsa<br />

culturale e paesaggistica preziosa per la comunità di Patù.<br />

5) A rappresentare la politica urbanistica scellerata del Comune di Diso<br />

si erge ancora “il Colosseo” il famigerato centro di servizi dalle incongrue<br />

dimensioni, una mega opera, che di fatto inaugura una serie di scelte scellerate<br />

per il destino del territorio costiero del piccolo comune marittimo. L’Ente<br />

Locale infatti, con la approvazione in Consiglio Comunale della proposta di un<br />

Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime realizzata dalla Società E.T.A.<br />

CONS. s.r.l. stravolge ora, in modo irreversibile, buona parte del tratto costiero<br />

e successivamente, il rimanente tratto con le previsioni del P.R.G. Sull’intera<br />

fascia costiera del comune di Diso sono presenti vincoli paesaggistici,<br />

ambientali, idrogeologici ed inoltre è inserita nel tratto costiero Otranto-Santa<br />

Maria di Leuca quale sito destinato a Parco dalla Legge Regionale 19/97.<br />

“Area di eccezionale bellezza paesaggistica costituita da uno dei pochi<br />

esempi di costa alta…” (L.R. 19/97) è inserita nei Siti di Importanza<br />

comunitaria, la cui normativa mira alla conservazione degli Habitat naturali e<br />

seminaturali della flora e della fauna selvatica. Inoltre in particolare il Comune<br />

di Diso è classificato come comune ad elevato rischio idrogeologico. Il comune<br />

di Diso già nel 1999 è stato costretto a rivedere il progetto della fognatura<br />

previsto a confine del demanio a seguito del parere negativo della<br />

Soprintendenza che già in relazione al piano di recupero annullato poi dal<br />

Co.Re.Co. poneva l’accento sulla non compatibilità della proposta progettuale<br />

con la tutela ambientale. Nonostante ciò l’Ente Locale programma nuove<br />

discese a <strong>mare</strong> e vari percorsi pedonali fissi sul demanio, oltre ad<br />

“infrastrutture di supporto per allargare la nostra offerta balneare”, recita così<br />

la delibera di approvazione del P.C.C.<br />

6) Porto Miggiano (Comune di Santa Cesarea Terme). Nonostante<br />

l’allarme lanciato da <strong>Legambiente</strong> lo scempio ai danni di uno dei paesaggi<br />

cartolina del Salento si è compiuto. A fer<strong>mare</strong> i lavori sono stati i sigilli della<br />

Guardia di Finanza su ordine dei sostituti procuratori della Repubblica. Iscritti<br />

nell’elenco degli indagati per i lavori relativi alla costruzione del complesso<br />

turistico dotato di ristorante, bar, due piscine di acqua salata, appartamenti e<br />

parcheggi su circa 45mila metri quadri: i fratelli Merico della Società turistico<br />

Alberghiera che ha realizzato la struttura, l’imprenditore Montinari e l’ex<br />

Assessore di Lecce Fausto Giancane, rispettivamente responsabile e tecnico per<br />

la Sis immobiliare proprietaria del comparto interessato; Aldo Bleve direttore<br />

dei lavori; Giuseppe Maroccia della “Maroccia Costruzioni” e il responsabile<br />

del Piano urbanistico Pietro Paolo Maggio.<br />

L’intervento di Porto Miggiano rappresenta in pieno la logica di<br />

sviluppo che sembra avere la meglio nel Salento, a dare questo infausto ed<br />

esclusivo riconoscimento contribuisce il sopraggiungere della originale<br />

sentenza del Tribunale Amministrativo che accoglie il ricorso del Comune di<br />

Santa Cesarea Terme che in persona del sindaco chiedeva l’annullamento del<br />

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