mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
Approdi Turistici, e prevede solo un piccolo approdo turistico all’interno del<br />
porto già esistente.<br />
Il Dupim 2000-2006: un <strong>mare</strong> di porti nelle isole minori<br />
Si chiama Dupim, acronimo che sta per Documento Unico<br />
Programmatico Isole Minori, è stato redatto a cura dell’Ancim, l’Associazione<br />
Nazionale Comuni Isole Minori, ed è la lettura preferita di tutti coloro che<br />
sognano un <strong>mare</strong> pullulante di strutture portuali. Dalla lettura di questo<br />
documento si rileva, infatti, che quasi tutte le piccole isole del nostro paese<br />
dovrebbero essere dotate di almeno un approdo turistico.<br />
Nella prima prima parte di analisi del fenomeno, le considerazioni del<br />
Dupim sono del tutto condivisibili. E’ vero, cioè, che si assiste ad un<br />
progressivo spopolamento delle isole minori italiane e che per controbilanciare<br />
questa tendenza si devono opporre una serie di misure che puntino a<br />
valorizzare le risorse tipiche di queste aree, quali il turismo, l’agricoltura e la<br />
pesca. Le misure da intraprendere dovranno perciò favorire processi di<br />
“destagionalizzazione” dei flussi turistici, di qualificazione in questo senso<br />
degli operatori economici locali, di individuazione di interventi che aumentino<br />
la qualità dei servizi per i residenti, e di valorizzazione delle risorse locali.<br />
Le misure concrete individuate dal Dupim per mettere in atto questo<br />
progetto sembrano però contraddire clamorosamente le premesse iniziali. In<br />
primo luogo va sottolineato un deficit insito nel metodo che ha portato alla<br />
definizione del documento. L’Ancim, che pure è firmataria del documento in<br />
questione, si è limitata infatti a registrare le esigenze dei singoli Comuni, ma<br />
non ha provveduto a fare uno sforzo per inserire in un ambito più generale le<br />
richieste da essi avanzate. Le singole iniziative vanno approfondite una ad una<br />
e richiedono una valutazione più puntuale che il Ministero dell’Ambiente<br />
dovrebbe riservarsi di effettuare a cura di propri tecnici.<br />
In ogni caso balza agli occhi uno squilibrio evidente a favore degli<br />
approdi turistici. Uno squilibrio che suscita più di una perplessità perché se da<br />
un lato è opportuno mettere a punto misure di “destagionalizzazione”,<br />
dall’altro è evidente che infrastrutture come i porti turistici rappresentano un<br />
forte elemento di “stagionalizzazione” dei flussi del turismo, tanto più che non<br />
viene neppure presa in considerazione l’ipotesi di porti di transito. Nel<br />
complesso gli stanziamenti necessari per la realizzazione o l’ampliamento dei<br />
porti delle isole minori ammontano a più di mille miliardi, 600 per le strutture<br />
di tipo turistico e 400 per quelle commerciali e da pesca. Un vero e proprio<br />
inno alla cementificazione, che rappresenta il leit-motiv del documento curato<br />
dall’Ancim, condito da alcune stravaganze, come la realizzazione di un<br />
ippodromo a Sant’Antioco o il campo da gol da 27 buche a Campo nell’Elba.<br />
Brillano invece per l’esiguità dei fondi previsti a loro favore, l’attività di<br />
formazione (23 miliardi) e gli interventi sociali (56 miliardi, 40 dei quali per<br />
una struttura sanitaria alla Maddalena). Davvero un modo bizzarro di bloccare<br />
l’esodo dei residenti, tanto più che nel documento non è contenuto alcun<br />
riferimento a progetti per la realizzazione di marchi o per il varo di altri<br />
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