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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

nautico e nella progettazione di opere portuali, ha portato a conclusioni<br />

sconfortanti: secondo Bussetti, infatti, il costo complessivo di un porto di<br />

medie dimensioni (500 posti barca) è di circa 30 miliardi, ovvero 60 milioni a<br />

posto barca, assumendo di operare in situazioni estreme, ovvero in litorali<br />

aperti e privi di ridossi naturali, anche se il costo medio di costruzione di un<br />

posto barca lungo il Tirreno non supera di norma i 50 milioni. Con queste cifre<br />

di riferimento, i 600 miliardi spesi in Sardegna avrebbero dovuto produrre<br />

qualcosa come 10-13mila posti barca. Se le cose fossero andate davvero così,<br />

l’isola italiana avrebbe doppiato la disponibilità offerta dai vicini corsi, sempre<br />

invidiati per i loro 5.900 posti barca ben distribuiti lungo tutto il litorale. In<br />

realtà, i posti barca messi insieme dal piano di intervento pubblico in Sardegna<br />

sono soltanto 2.500 e spesso di qualità discutibile. In pratica, dunque, ogni<br />

posto barca pubblico in Sardegna è costato alla Regione 240 milioni, quasi<br />

cinque volte il costo medio sul Tirreno. Dopo 15 anni di lavori, tutti i porti<br />

avviati sull’isola sono ancora cantieri in costruzione, secondo una pratica<br />

diffusa fatta di varianti in corso d’opera, contenziosi fra imprese e<br />

amministrazioni locali, e altri giochi di prestigio a spese dell’erario. In effetti,<br />

l’estrema frammentazione dei centri d’investimento sembra un meccanismo<br />

creato ad arte per mantenere costantemente aperti i canali di erogazione dei<br />

fondi pubblici. Un cantiere aperto, infatti, è il modo migliore per far continuare<br />

a scorrere i rubinetti dei finanziamenti.<br />

Se da un lato i porti del nord-est dell’isola sono cresciuti al seguito di<br />

un’escalation immobiliare simile a quella delle Baleari, dall’altro i centri<br />

maggiori sono ancora privi di basi nautiche di buone dimensioni e di buon<br />

livello qualitativo. Cagliari, Alghero, Porto Torres e Olbia, infatti, dispongono<br />

solo di strutture precarie, di dimensione limitata ed incapaci di attirare una<br />

clientela qualificata. In compenso lungo il litorale dell’isola sono stati<br />

progettati, e spesso realizzati magari in forma incompiuta, porti disegnati come<br />

se dovessero sorgere in Liguria o in Costa Azzurra. Gli esempi di questo tipo<br />

non mancano. Alla Maddalena il Comune spinge per un porto con più di mille<br />

posti barca e c’è chi pensa di trasfor<strong>mare</strong> l’arsenale della Marina in un centro<br />

di manutenzione per grandi unità da diporto. Resta però da spiegare come un<br />

progetto di questo genere possa conciliarsi con il parco marino.<br />

A Palau, invece, è prevista un’espansione del porto che finirebbe per<br />

eliminare tutta la spiaggia e la pineta ad est dell’abitato. E’ probabile che in<br />

questo caso la domanda di ormeggi sia reale, ma la loro realizzazione non può<br />

prescindere dalla valutazione dell’impatto delle infrastrutture sull’ambiente.<br />

Sulla costa di levante esiste effettivamente un buco di copertura tra Siniscola<br />

(La Caletta) e la zona di Arbatax, in quanto Cala Gonone è caratterizzata da<br />

dimensioni ridotte e durante la stagione è strapiena, tanto da essere stata<br />

ribattezzata Cala Gommone. Un’espansione del porto sul lato nord sarebbe<br />

però demenziale dal punto di vista dei costi, mentre a sud i danni alle spiagge<br />

recentemente risistemate sarebbero quasi certi. Se non si trova un’alternativa<br />

migliore dalle parti di Orosei sarebbe dunque preferibile lasciare le cose come<br />

stanno.<br />

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