mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
- verso l’estremità occidentale della stessa spiaggetta dominavano i<br />
residui di rizomi e radici di Posidonia, strappate evidentemente dallo strato<br />
superficiale del substrato;<br />
-nello specchio d’acqua interno al porticciolo galleggiava un numero<br />
notevole di foglie verdi di Posidonia;<br />
- lungo un buon tratto del litorale dei Maronti (perlomeno di quello<br />
accessibile all’atto dell’ispezione, visto che era in corso il pompaggio del<br />
sedimento) era rilevabile una fascia più o meno continua di rizomi di<br />
Posidonia, in prevalenza privi del ciuffo fogliare ma comunque ancora vitali.<br />
Dal quadro descritto, risultava evidente che:<br />
1) l’impatto sulle formazioni di Posidonia oceanica era stato cospicuo;<br />
2) il danno era da attribuirsi alle operazioni di dragaggio svoltesi il giorno<br />
precedente; ciò anche per successiva ammissione del direttore dei lavori<br />
all’atto dell’esame del materiale spiaggiato;<br />
3) l’azione della draga aveva provocato una frammentazione delle piante,<br />
per cui gli organi epigei (le foglie) erano stati in larga misura separati<br />
dai rizomi in un qualche momento delle operazioni di dragaggio;<br />
4) considerata l’estensione dell’area di intervento della nave-draga, il sito<br />
che aveva subito l’impatto era quello localizzato di fronte alla spiaggia<br />
dei Maronti.<br />
Da una riunione tenutasi nel primo pomeriggio presso il Circolare di<br />
Ischia con il Comandante Tomas e la direzione dei lavori (Ing. L.<br />
Carbucicchio) si veniva a conoscenza che le operazioni si svolgevano in alcuni<br />
poligoni predefiniti in base ad uno studio di progetto, indicati come “cave” e<br />
dislocati in alcune zone, tra cui la cava A sita in prossimità della formazione a<br />
Posidonia. Raggiunta la ragionevole certezza, da accordi con il Circo<strong>mare</strong> e la<br />
direzione dei lavori, che le operazioni sulla cava A, sospese già dalla mattinata<br />
del 27, non sarebbero state più riprese e si sarebbe attinta la sabbia dalle altre<br />
“cave” site in zone prive di formazioni a Posidonia, si rimandava a data da<br />
destinarsi l’ispezione in situ; ciò anche in previsione delle condizioni operative<br />
che sarebbero state verosimilmente difficili per i subacquei fin quando fossero<br />
proseguiti i lavori di ripascimento e le acque fortemente intorbidite non fossero<br />
tornate limpide, permettendo una ricognizione ed una documentazione ottimale<br />
dell'accaduto. Era difatti ovvio che il danno maggiore, di qualsiasi entità esso<br />
fosse, era già stato prodotto.<br />
In data 7 e 15 maggio <strong>2002</strong> il personale del Laboratorio di Ecologia del<br />
Benthos effettuava ispezioni in immersione in varie porzioni di prateria in<br />
vicinanza alla zona operativa della nave "Antigoon" del 267 marzo. Le<br />
ispezioni subacquee sono state effettuate da Lorenti Maurizio, Dappiano<br />
Marco, Gambi Maria Cristina, Iacono Bruno e Raffaele Di Martino, con il<br />
supporto di videocamera digitale e macchina fotografica subacquee. L'area<br />
ispezionata si estende lungo la costa per tutto lo sviluppo della prateria stessa e<br />
in una fascia batimetrica variabile tra 18 e 27 m. L'osservazione del fondale nel<br />
tratto in cui la formazione a Posidonia era più esteso, nella parte grosso modo<br />
di fronte a Olmitello, ha messo immediatamente in evidenza la sostanziale<br />
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