mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
commercializzazione si è dimostrato insufficiente a preservare i fondali dalla<br />
“catastrofe ecologica”, come viene definita dall’Enciclopedia Britannica. Un<br />
motivo, questo, che garantisce ai datterari una certa immunità e la motivazione<br />
a proseguire nella loro azione devastatrice senza che qualcuno intervenga ad<br />
interromperne gli interessi a nove zeri.<br />
Sia nella Penisola Sorrentina che nella Costiera Amalfitana la modalità<br />
di estrazione del dattero di <strong>mare</strong> ha subito, negli anni, cambiamenti determinati<br />
dagli avvicendamenti dei quadri preposti al controllo ed in dipendenza dello<br />
sviluppo tecnologico delle attrezzature subacquee. Ed è proprio con il<br />
miglioramento delle tecniche e la diffusione sempre maggiore dell'immersione<br />
subacquea, che un gran numero di persone si dedicano a questa lucrosa e<br />
distruttiva attività. Oggi nella sola area della Penisola Sorrentina e Costiera<br />
Amalfitana sono circa 50 quelli che, ogni giorno, armati dei loro arnesi da<br />
lavoro (scalpello e martello) distruggono le meraviglie e la vita dei nostri mari.<br />
Questa pesca indiscriminata oltre che distruggere gran parte della biodiversità,<br />
vanto del nostro <strong>mare</strong>, danneggia tra l'altro, l'intera economia del comparto<br />
della piccola pesca, in quanto il distacco di intere pareti di roccia desertifica<br />
l'area allontanando da essa alcune specie ittiche.<br />
La giornata dei "datterai" inizia alle prime luci dell'alba. Provvisti di<br />
piccoli scafi veloci, con tutte le dotazioni di sicurezza in perfetta regola,<br />
partono da Castellam<strong>mare</strong> di Stabia (Na) nell'area denominata "acqua della<br />
madonna" ed approdano lungo tutto la costa: da Castellam<strong>mare</strong> di Stabia a<br />
Salerno, isola di Capri compresa. Ma anche nei residenti non mancano quelli<br />
che si dedicano a questa criminosa attività, come nel caso di località rinomate<br />
della penisola sorrentina e costiera amalfitana: Seiano, Massa Lubrense<br />
(Recommone) e Praiano. Ogni scafista lascia uno o due subacquei sotto costa,<br />
quindi si allontana, anche per centinaia di metri ed aspetta l'ora concordata per<br />
il loro recupero che avviene di solito dopo 4/5 ore. Il datteraio, si inabissa nei<br />
fondali marini ed armato di un pesante martello bipenna, ma anche di picozze e<br />
martelli, frantuma indisturbato la parete rocciosa. E per non essere visti in<br />
superficie, lo stratagemma è semplice ed efficace: affondano il recipiente in cui<br />
sono conservati i datteri. Nella loro azione criminale, non poteva mancare il<br />
ruolo dei bambini. Infatti spesso, a bordo degli scafi, al fine di disorientare le<br />
forze dell'ordine, vi sono minorenni e signore. Un quadro perfetto per una bella<br />
gita in barca, ma con obiettivo non la tintarella o qualche tuffo in <strong>mare</strong> bensì i<br />
datteri. Il giro di affari è notevole, i rischi vicini allo zero. Ciascun datteraio<br />
preleva in media 10 kg al giorno (valore sottostimato) di prodotto che rivende<br />
al 40 mila al Kg per un guadagno di 400.000. Il periodo di attività, che un<br />
tempo era di sei mesi l’anno, ora non conosce sosta. Una colonia di datteri<br />
conta in media 150 individui per mq, ma può arrivare fino a 300 per mq. In<br />
termini ecologici questo significa la desertificazione di una fascia di costa dai 4<br />
ai 6 km per una profondità di 15 m. Un dato allarmante se si considera, per<br />
esempio, che le falesie della penisola sorrentina amalfitana si estendono per<br />
non più di 100 km di costa.<br />
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