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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

“Un atto di responsabilità”, così lo ha definito il Presidente Cuffaro,<br />

peccato però che il DDL approvato non è funzionale al riordino della costa né<br />

tanto meno allo sviluppo turistico.<br />

In che modo la sanatoria edilizia di quindicimila case costruite sulla<br />

spiaggia, seppur filtrata da strumenti di pianificazione (sulla cui efficacia ci<br />

soffermeremo appresso), possa innescare un processo di riqualificazione della<br />

fascia costiera sfugge ai più. Come questo, poi, possa conciliarsi con lo<br />

sviluppo di un turismo legato alla fruizione del <strong>mare</strong> non ci resta che farcelo<br />

spiegare da coloro che, con straordinaria creatività , hanno redatto questo<br />

articolato di legge.<br />

Chi può credere veramente che il riordino di un agglomerato abusivo<br />

costruito sulla spiaggia e la riqualificazione della costa si possano ottenere<br />

semplicemente dotando di fogne ed acqua le case abusive?<br />

In Sicilia gli agglomerati abusivi ancora oggi, dopo due sanatorie<br />

edilizie ed il completo fallimento dei piani di recupero del patrimonio abusivo,<br />

per qualità urbana, somigliano più alle bidonvilles terzomondiali che a pezzi di<br />

città europee, e ciò che li rende molto simili alle favelas brasiliane o<br />

venezuelane non è tanto il ceto sociale d’appartenenza o le condizioni socioeconomiche<br />

di chi vi abita, ma il disordine urbanistico. Bisogna però fare una<br />

distinzione essenziale: le bidonvilles sono nate come risposta spontanea ad un<br />

fenomeno di massiccio inurbamento originato dalla fame e dalla speranza in<br />

una vita migliore di enormi masse di diseredati; in Sicilia, molto più<br />

banalmente, l’origine è da ricercare in un consumismo sfrenato che fa sentire la<br />

seconda o la terza casa come un fabbisogno essenziale e comunque “il<br />

mattone” come un investimento sicuro.<br />

Si tratta di una sub-cultura fondata sull’interesse particolaristico e sul<br />

disprezzo del bene comune, ma che purtroppo trova nelle nostre regioni, non<br />

solo in Sicilia e non solo nel Meridione, molti sostenitori. E ciò anche tra<br />

quelle classi dirigenti che, invece, dovrebbero sentire come propria la<br />

responsabilità dell’emancipazione culturale e della crescita di una reale<br />

coscienza civile delle popolazioni che rappresentano.<br />

Non possiamo dunque prendere seriamente le analisi che ci presentano<br />

l’abusivismo come un fenomeno legato alle rimesse di poveri emigranti che<br />

investono tutti i loro risparmi o alla carenza degli strumenti urbanistici generali<br />

e del quale ci si deve limitare a prendere atto.<br />

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, infatti, si basa su valutazioni<br />

economiche molto precise è ha in ogni caso una natura speculativa: anche una<br />

piccola casa abusiva è frutto di un progetto speculativo con il quale si vuole<br />

ricavare una rendita che decuplichi il capitale investito. Si compra un terreno<br />

inedificabile e per ciò stesso molto conveniente; si edifica in nero e quindi con<br />

un costo di costruzione ridotto di circa il 40%; se si riesce a conseguire la<br />

concessione in sanatoria si ottiene la stessa rendita di una casa regolarmente<br />

costruita ad un costo nettamente più basso. Ovviamente vanno attentamente<br />

valutati e minimizzati i rischi, e per questo, nella maggior parte dei casi, si<br />

evita di costruire nelle aree già escluse dalle due sanatorie del 1985 e del 1994.<br />

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