mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
Un vero e proprio caso di follia pianificatoria è quello di Porto Corallo.<br />
Realizzare un porto da quasi 700 posti barca con grandi piazzali ed altre<br />
infrastrutture di supporto, in una zona lontana da qualunque centro abitato, è<br />
stata un’operazione priva di qualunque significato. Il sospetto è che il porto sia<br />
stato utilizzato come grimaldello per far saltare i vincoli urbanistici della zona,<br />
ma la questione merita di essere approfondita. A Villasimius il porto è stato<br />
completato, ma stenta a trovare clienti. Evidentemente invece di costruire un<br />
porto stanziale da 650 posti sarebbe stato più ragionevole realizzare uno scalo<br />
stagionale di minore impatto, ma in tal caso non si sarebbero potuti spendere<br />
gli oltre 70 miliardi che si mormora siano stati investiti nella struttura di<br />
Villasimius. Che sia questa la ragione che ha fatto propendere per il porto<br />
stanziale?<br />
Sulla costa meridionale non emergono casi macroscopici a proposito<br />
della portualità turistica. Spicca soltanto l’assenza a Cagliari di una base<br />
nautica importante, che dovrebbe diventare uno dei poli portanti dell’ipotetico<br />
sistema regionale. Sempre a Cagliari bisogna però ricordare il Porto Canale,<br />
opera ciclopica destinata a diventare una sorta di Porto Marghera della chimica,<br />
che invece col passare del tempo si è trasformata in un porto di trasbordo per<br />
contenitori. Il porto, infatti, è finito, con tanto di gru di banchina e mezzi di<br />
piazzale, ma di navi non se ne vede traccia, se si escludono le unità di<br />
cabotaggio della Tarros che ne utilizzano solo una piccola porzione. Una<br />
considerazione che sicuramente non interessa a chi attorno al Porto Canale è<br />
riuscito a spendere centinaia di miliardi di denaro pubblico. A Oristano la<br />
situazione è simile: il porto industriale, diventato famoso negli anni Ottanta<br />
come unico porto italiano sottratto al monopolio delle compagnie portuali, è<br />
una struttura macroscopica che sta manifestando in pieno la sua inutilità.<br />
Tornando alle strutture turistiche, quella di Porto Teulada è stata<br />
lasciata a metà, e potrebbe forse essere completata in modo più congruo<br />
rispetto a quanto previsto dal progetto iniziale. Il porto è in una zona deserta,<br />
col paese a parecchi chilometri nell’entroterra, tanto che sulla diga già<br />
completata sono stati rubati rubinetti dell’acqua, lampade, fili elettrici degli<br />
impianti e quant’altro potesse servire ai costruttori di casette abusive della<br />
zona. Girato l’angolo si giunge a Carloforte, dove il piano regolatore del porto<br />
commerciale prevede un bacino protetto di dimensioni faraoniche, come se<br />
invece dei traghetti locali si dovesse accogliere tutto il traffico del porto di<br />
Genova. Il traffico commerciale è stato incredibilmente sopravvalutato, ed è<br />
dunque auspicabile che la realizzazione del piano regolatore venga bloccata.<br />
Un altro caso eclatante è quello di Buggerru, una piccola località del<br />
Fluminese, sulla costa occidentale della Sardegna, in provincia di Cagliari.<br />
Collegata al resto del mondo da poche stradine tortuose, Buggerru non dispone<br />
di alberghi, né e facile trovare da dormire nel raggio di una ventina di<br />
chilometri. Eppure proprio qui,15 anni fa, la Regione decise di avviare i lavori<br />
di realizzazione di un porticciolo turistico. Avrebbe dovuto ospitare 150<br />
barche, ma neppure nei periodi di maggiore affluenza turistica si registra il<br />
tutto esaurito. Anzi, chi conosce il porto lo evita: l’entrata, in caso di <strong>mare</strong><br />
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