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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

Fornita dunque un’idea, peraltro incompleta, della situazione esistente<br />

va poi ricordato con quali modalità viene esercitata la pesca dei molluschi.<br />

L’attività avviene a bordo di imbarcazioni che utilizzano diverse tecniche. Le<br />

imbarcazioni di maggiori dimensioni utilizzavano dapprima il sistema del c.d.<br />

turbosoffiante, costituito da una sorta di grosso aspirapolvere che risucchia i<br />

molluschi devastando in modo irreparabile i fondali, come può osservarsi in<br />

alcune foto aeree che evidenziano la presenza di lunghi solchi sotto la<br />

superficie delle acque. A questo sistema, che elimina praticamente ogni forma<br />

di vita vegetale ed animale nel sedimento lagunare, si è poi sostituito quello<br />

analogo e asseritamente meno dannoso del “rastrello vibrante”, tuttora in uso.<br />

Altra tecnica di pesca, non meno pericolosa per i fondali, è quella della<br />

“rasca” o “giostra” effettuata con i c.d. barchini. Si tratta di imbarcazioni molto<br />

piccole (poco più di 4 – 5 metri) e leggere dotate di un potente motore<br />

fuoribordo (spesso anche di 200 Hp) e talvolta di radar, modificate mediante<br />

l’apposizione di un braccio trasversale con due supporti laterali ai quali<br />

vengono applicati altri due motori fuoribordo di minore potenza. Questi piccoli<br />

motori vengono montati in modo tale che le eliche possano girare toccando il<br />

fondo e smovendo così il sedimento lagunare. Una gabbia di ferro (la “rasca”)<br />

viene trascinata dall’imbarcazione in movimento e raccoglie le vongole.<br />

Anche in questo caso è facile intuire quali conseguenze subisca il fondo<br />

della laguna.<br />

Ma, come accennato in precedenza, l’attività di pesca non determina<br />

soltanto la progressiva distruzione dei fondali poiché costituisce quasi sempre<br />

un vero e proprio attentato alla salute dei consumatori. Vediamo perché.<br />

Quasi mai le imbarcazioni che esercitano la pesca abusiva svolgono la<br />

loro attività nelle aree destinate a tale scopo. Le zone preferite sono infatti<br />

quelle in cui la pesca è vietata perché interessate da vasti fenomeni di<br />

inquinamento. Non è raro vedere, passando sul ponte che collega Mestre a<br />

Venezia, numerosi barchini “al lavoro” in prossimità degli scarichi industriali<br />

di Marghera.<br />

Le vongole così pescate non sono, ovviamente, sottoposte ad alcun<br />

controllo di carattere sanitario e, seppure lo fossero, il controllo riguarderebbe<br />

solo parametri presi in esame dalle indagini di routine (ad esempio quelli<br />

relativi ai coliformi) e non anche quelli tesi ad individuare le sostanze presenti<br />

nelle acque dell’area industriale che, per fortuna, non si trovano normalmente<br />

nei prodotti destinati all’alimentazione umana.<br />

Il pescato viene quasi sempre immesso sul mercato nazionale attraverso<br />

canali paralleli a quelli della normale distribuzione dei prodotti utilizzando,<br />

molto spesso, documentazione sanitaria di accompagnamento contraffatta.<br />

E’ un grossissimo guadagno “in nero” per i pescatori abusivi che<br />

traggono così notevoli vantaggi da questa attività incuranti del danno che<br />

arrecano agli ignari consumatori. Secondo una stima approssimativa della<br />

Guardia di Finanza, ogni camion di vongole pescate abusivamente frutta un<br />

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