mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
Infine, per completare la documentazione e a conferma di quanto<br />
osservato, abbiamo riportato sulla carta batimetrica 1:3000 prodotta dal<br />
Geo<strong>mare</strong>sud per lo studio della regione, il poligono di lavoro (definito come<br />
area di cava A) in cui la nave-draga "Antigoon" era autorizzata al prelievo di<br />
materiale, ed in cui ha operato nella giornata del 26 marzo, riportando le esatte<br />
coordinate che la direzione dei lavori aveva dato al Circo<strong>mare</strong> di Ischia. Come<br />
si evince dalla cartina, larga parte del poligono rientra al di sotto della<br />
batimetrica dei 25 m e coincide con la distribuzione delle formazioni a<br />
Posidonia oceanica e con il danno alle medesime da noi documentato e che<br />
possiamo sti<strong>mare</strong> nell'ordine di circa 3,6 ettari di prateria alterata o distrutta in<br />
varia misura. Riteniamo quindi che la definizione "a monte" del poligono di<br />
prelievo e la sua approvazione nell'ambito della valutazione del progetto, non<br />
abbiamo tenuto conto della possibile presenza di P. oceanica nella zona.<br />
Riteniamo che la non attenta conoscenza, integrazione e considerazione<br />
reciproca dei risultati ottenuti durante i diversi studi effettuati in questa zona<br />
(studio del Geo<strong>mare</strong>sud per la Regione Campania, studio della Stazione<br />
Zoologica per il Ministero Ambiente, studio del progetto per il ripascimento),<br />
unita allo sfalsamento temporale nella consegna e valutazione dei diversi studi,<br />
ed alla procedura "di emergenza" che ha seguito la pratica di ripascimento (la<br />
quale non ha previsto uno studio di impatto ambientale), abbiamo giocato un<br />
ruolo determinate nella dinamica di quanto si è verificato.<br />
I diversi soggetti che hanno valutato ed approvato lo studio relativo<br />
all'intervento di ripascimento, da quanto ci risulta presentato in Aprile 2000,<br />
ma approvato a Settembre 2001, tra i quali anche il Ministero dell'Ambiente<br />
stesso, avrebbero dovuto valutare che gli studi e le conoscenze su quest'area<br />
erano in alcuni casi ancora in corso (es. quello relativo al Parco Marino "Regno<br />
di Nettuno"), e avrebbero dovuto tenere in maggiore considerazione gli<br />
inevitabili aggiornamenti ed integrazioni, soprattutto quelli relativi alla<br />
componente biotica dei fondali, che da tali indagini sarebbero derivati.<br />
In conclusione, non ci resta che constatare l'alterazione morfobatimetrica<br />
del fondale e la sostanziale, rapida e drastica rimozione di questa<br />
formazione a Posidonia nella zona che corrispondeva alla porzione più<br />
cospicua di quella che era la prateria nella Baia dei Maronti; ed una sensibile<br />
riduzione della copertura nella zona più occidentale, dove il danno massivo ha<br />
riguardato solo la porzione al di sotto dei 20 m.<br />
Nella zona più impattata, non ci sembra realistico che i pochi residui di<br />
matte vitale rimasti (stimati al di sotto del 5% della formazione originale),<br />
siano in grado di innescare una ricolonizzazione, dati i lenti ritmi di crescita di<br />
questa pianta e la notevole dinamica dell'area, in cui la formazione prima<br />
presente aveva trovato un delicato equilibrio che ne permetteva la persistenza.<br />
Testimone di ciò è la notevole estensione verticale della matte (4-5 m) prima<br />
dell'impatto verificatosi.<br />
Non da ultimo, a parte il danno provocato alla pianta ed alle comunità<br />
associate, non va dimenticato il potenziale danno ambientale indotto dalla<br />
scomparsa di una struttura, prateria-matte (che in questa area raggiungevano<br />
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