mare monstrum 2002 - Legambiente
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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />
A Giardini Naxos la costruzione di un porticciolo avrebbe dovuto ospitare i<br />
diportisti, attirati magari dalla prospettiva di prendere il sole sulla spiaggia con<br />
lo sfondo del teatro greco, ma anche qui la costruzione del molo ha cancellato<br />
la spiaggia ed ora chi attracca nel porto va a fare il bagno a Taormina, portando<br />
i quattrini altrove e lasciandosi alle spalle le case abusive di Giardini. Nelle<br />
intenzioni dell’amministrazione provinciale, però, il futuro continua ad essere<br />
pieno di approdi.<br />
Anche in Sicilia, dunque, la febbre dei Comuni per i porti è altissima:<br />
ognuno reclama il proprio approdo, ogni frazione confida nelle potenzialità di<br />
riscatto rappresentate dal cemento di una banchina. Eppure uno studio<br />
elaborato dal mensile Nautica qualche anno fa fra i 67 porti e approdi dell’isola<br />
ne aveva individuati 14 che avrebbero potuto essere attrezzati da subito con<br />
pontili galleggianti all’interno, creando così circa 3.500 posti barca a fronte di<br />
un investimento di circa 15 miliardi, meno del costo di realizzazione di un<br />
singolo porto. Si tratta dei cosiddetti “porti verdi”, ovvero dell’aumento di<br />
capacità dei porti esistenti realizzata attraverso strutture mobili o mediante la<br />
razionalizzazione ed il recupero delle vecchie strutture. Una soluzione<br />
abbondantemente praticata all’estero, ma ancora lontana da entrare nella<br />
mentalità dei nostri amministratori, forse perché il giro d’affari creato dalla<br />
costruzione di un porto è troppo ghiotto per essere ignorato.<br />
Toscana: sull’isola d’Elba progetti ad alto impatto ambientale<br />
Un progetto che desta grande preoccupazione dal punto di vista<br />
ambientale, paesaggistico e idrogeologico è quello che prevede la creazione di<br />
un porto turistico nel Comune di Marciana, vicino al confine con Campo<br />
dell’Elba e nelle immediate vicinanze del Parco Nazionale dell’Arcipelago<br />
Toscano. L’area portuale, in base a quanto previsto dal Piano Strutturale del<br />
Comune, dovrebbe essere ottenuta scavando il fondo granitico della foce del<br />
fosso di Pomonte, fino a spingersi nell’entroterra con un canale. Oltre a non<br />
rispondere ad alcuna necessità di carattere economico, questa infrastruttura<br />
rappresenterebbe un danno per l’ambiente e non è contenuta né nel Piano dei<br />
Porti e degli Approdi Turistici della Regione Toscana né nell’accordo di<br />
Programma Quadro per lo sviluppo locale delle Isole Minori, che sottolinea<br />
come l’obiettivo sia quello di potenziare le strutture esistenti, dotandole di tutti<br />
i servizi richiesti dall’utenza. I nuovi progetti per il diportismo nautico,<br />
secondo quanto previsto dal Programma Quadro, possono essere presi in<br />
considerazione solo se fattibili economicamente e di basso impatto ambientale.<br />
Il porto canale di Pomonte, al contrario, sarebbe devastante per l’ambiente e<br />
incomprensibile dal punto di vista economico: si tratterebbe, infatti, di<br />
investire diversi miliardi per realizzare una piccola struttura adatta solo ad<br />
imbarcazioni di dimensioni ridotte e per un esiguo numero di utenti, con una<br />
ricaduta occupazionale irrisoria. Del resto, i vicini porti di Campo nell’Elba e<br />
di Marciana Marina rappresentano già rifugi sicuri per le piccole imbarcazioni<br />
in difficoltà. Lo stesso Piano Strutturale di Marciana riconosce che “poiché<br />
l’intervento ricade in area definita a rischio idraulico molto elevato (v. misure<br />
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