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mare monstrum 2002 - Legambiente

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<strong>Legambiente</strong> - Mare <strong>monstrum</strong> <strong>2002</strong><br />

quando avranno fatto studi specifici. L’Icram, su richiesta del Ministero<br />

dell’Ambiente, ha presentato un “piano per la valutazione dei rischi ambientali<br />

e delle opzioni per minimizzarli”, dove sottolinea la complessità e l’urgenza di<br />

affrontare il problema: “l’individuazione ed esplorazione delle aree<br />

d’affondamento, l’identificazione delle sorgenti di rischio ambientale e del loro<br />

potenziale nocivo e l’esperimento di attività di bonifica, richiede la<br />

collaborazione di enti civili e militari, di società specializzate, di ecologi<br />

marini, ecotossicologi, oceanografi, sedimentologi, chimici, biochimici,<br />

modellisti, storici ed esperti di armamenti. La tutela della sicurezza degli<br />

operatori, minacciata dalla pericolosità delle sostanze studiate, è priorità<br />

imprescindibile e richiede anch’essa la collaborazione di specialisti.”<br />

I dati sulla bonifica rimangono lacunosi. Lo sganciamento di bombe a<br />

grappolo, ognuna delle quali conteneva 202 bombe lunghe qualche decina di<br />

centimetri, fa supporre che una bonifica completa dell’Adriatico dagli ordigni<br />

sarà difficile da conseguire con le tecnologie oggi a disposizione.<br />

E l’emergenza, purtroppo, potrebbe estendersi anche oltre l’Adriatico:<br />

si sospetta la presenza di armi chimiche nel Mar Ligure. Finora solo ipotesi ma<br />

la nascita del Parco nazionale delle Cinque Terre ha riacceso la memoria, sino<br />

a farla giungere agli anni cinquanta. Proprio in quel periodo, alla fine della<br />

guerra, alcuni pescatori recuperarono degli strani contenitori di metallo rivestiti<br />

in piombo, erano in gran parte stati già intaccati dalla corrosione e l’acqua era<br />

penetrata all’interno. Il piombo era un ottimo materiale da commercializzare e<br />

quindi alcuni pescatori pensarono di fare a pezzi uno di questi contenitori e<br />

rivenderlo come ferro vecchio. Uno di questi contenitori venne tagliato in un<br />

cantiere navale del golfo spezzino: conteneva iprite. Vi furono diversi feriti,<br />

fortunatamente l’acqua infiltrata nell’ordigno aveva diluito la terribile sostanza.<br />

Racconti di incidenti simili si tramandano di generazione in generazione e sono<br />

stati raccolti anche dall’Icram. All’epoca però non c’erano verbali quindi si<br />

deve fare affidamento solo sulle testimonianze orali dei vecchi pescatori. Si<br />

parla di un vero e proprio deposito di ordigni situato sul fondo del <strong>mare</strong>: si<br />

tratta in gran parte di rifiuti o smaltimenti d’emergenza fatti durante le ultime<br />

due guerre mondiali, in particolare negli anni quaranta. Nella zona ci sono<br />

anche quantitativi di munizioni tedesche gettate in <strong>mare</strong> dopo l’8 settembre.<br />

Fino agli anni ’70 poi anche nelle relazioni della Marina Militare erano<br />

segnalati i depositi ufficiali di questi ordigni, in seguito ogni riferimento è<br />

misteriosamente scomparso.<br />

Per anni questa “storia” è stata trascurata perché in quelle aree non ci si<br />

pescava nemmeno. Ma ora con l’arrivo del parco ed il possibile incremento<br />

dell’attività subacquea questo segreto è inevitabilmente “venuto a galla”.<br />

Bombe di ieri e di oggi. Tutte egualmente pericolosissime per l’uomo e<br />

dannosissime per l’ambiente. Oggi e domani.<br />

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