Scarica - Centro Terapia Cognitiva
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a fare un’esperienza di volontariato lo faceva perché aveva fede e<br />
ci credeva veramente, non per stare con gli amici. Non mi ha detto<br />
di non andare ma io ho capito che parlava di me e mi sono sentita<br />
uno schifo, incoerente. Avevo davanti la fi nestra e ho pensato che<br />
l’unico modo per non ascoltare la sue critiche era buttarsi di sotto.<br />
Quando sono salita in camera mi sentivo vuota e triste, non potevo<br />
andare dopo le cose mi aveva detto. Poi ho iniziato a stare male e<br />
alla fi ne ho rinunciato al campo, con i miei problemi non credo che<br />
ce l’avrei fatta”. Da questa consapevolezza e dal riconoscimento<br />
dell’esistenza di un prima e dopo la crisi iniziamo a mettere in moviola<br />
gli episodi, non necessariamente colorati di panico, che quotidianamente<br />
vive nella relazione con la madre: aver reso la sofferenza<br />
relazionale pensabile riduce le fughe nella razionalizzazione<br />
e rende più agevole il lavoro di esplorazione. Margherita entra in<br />
contatto con la rabbia e il risentimento che ha nei confronti della<br />
madre, che spesso la limita e la condiziona non permettendole uno<br />
spazio di movimento autonomo, e riconosce che anche quando non<br />
c’è un confronto diretto si scontra con le sue opinioni e i suoi giudizi,<br />
è come se la madre e le sue convinzioni fossero entrate senza<br />
permesso nella sua testa.<br />
Non si sente compresa, ascoltata, Giuditta ha sempre una buona<br />
spiegazione da offrirle ma non è disponibile ad accettare il suo<br />
punto di vista. In alcuni momenti, ascoltando i pensieri che accompagnano<br />
la paura di buttarsi dalla fi nestra, Margherita riconosce<br />
il desiderio di farla pagare alla mamma e il conseguente senso di<br />
colpa che la spinge ad assecondarla in tutto e per tutto: questo<br />
gesto estremo ed eclatante potrebbe permettere alla mamma di riconoscere<br />
la sua importanza e la sua capacità di prendere delle<br />
decisioni signifi cative in autonomia. Una volta sciolto questo nodo<br />
Margherita smette di aver paura di farsi del male da sola e inizia a<br />
riconoscere la rabbia, che pian piano ottiene diritto di cittadinanza,<br />
almeno a livello di pensiero, nella relazione con i famigliari. A<br />
partire da queste rifl essioni Margherita esplora anche il mondo delle<br />
relazioni con gli amici dell’associazione e con stupore scopre che<br />
è stata lei stessa a mettere la distanza tra loro, e non solo per paura<br />
di stare male lontano da casa. Dopo aver stretto relazioni importanti<br />
e aver ricevuto il riconoscimento pubblico delle sue capacità<br />
ha iniziato a dubitare dell’autenticità dei loro complimenti e ha<br />
sentito l’esigenza di metterli alla prova per scoprire quanto fossero<br />
realmente interessati a lei. La delusione è stata cocente quando ha<br />
visto che dopo un’accesa insistenza iniziale l’hanno fatta scivolare<br />
nel suo isolamento; a questo punto ha dovuto alzare la posta in<br />
Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 10 Anno 2012<br />
Appunti...<br />
del <strong>Centro</strong><br />
<strong>Terapia</strong><br />
<strong>Cognitiva</strong><br />
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