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Scarica - Centro Terapia Cognitiva

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Quando interpellato su come è sentirsi atteso, sminuisce portando<br />

l’attenzione di nuovo alle pessime condizioni che gli impediscono<br />

di arrivare in orario, ma lo fa in maniera notevolmente differente<br />

rispetto alle prime sedute. E’ ora consapevole della presenza degli<br />

altri e quindi, chiede scusa quando arriva in ritardo e fa complimenti<br />

agli altri partecipanti quando nota che vi sono miglioramenti<br />

nel tono dell’umore. Insomma, seppur per Giacomo continui a<br />

non esserci una percezione soggettiva di miglioramento, si sente<br />

parte di qualcosa, di un gruppo con i suoi stessi problemi e soprattutto<br />

con le sue stesse paure: “sono contento quando gli altri<br />

stanno bene perché se lo meritano. Per me non c’è speranza.”<br />

Insomma, grazie alla relazione con i suoi pari, Giacomo apprende<br />

l’intersoggettività e la sfera entro la quale era chiuso, molto lentamente<br />

mostra le prime crepe. Fondamentali a nostro giudizio due<br />

episodi in cui la prospettiva “dall’altro” accresce la metacognizione<br />

del paziente. Il primo è un episodio di violenza fi sica da parte<br />

di un ospite verso Giacomo. Non se ne vedono le ragioni fi no a che<br />

gli altri partecipanti del gruppo non ipotizzano che la causa possa<br />

essere che l’altro anziano provi invidia verso Giacomo per la sua<br />

enorme cultura. “Come è possibile che qualcuno sia invidioso di<br />

me, ridotto in questa misera condizione umana?”<br />

Il secondo episodio è il rapporto che si crea tra Giacomo e Beatrice,<br />

altra partecipante al gruppo. Beatrice a metà percorso afferma che<br />

vedere tutti i giorni Giacomo e scambiare anche solo due parole<br />

durante la giornata è un momento per lei piacevole ed atteso. I notevoli<br />

progressi che Beatrice compiea, funzionano da catalizzatore<br />

al rapporto tra i due. Giacomo è importante per qualcuno, nel bene<br />

e nel male e questa consapevolezza può avvenire solo nel confronto<br />

diretto con le narrative degli altri.<br />

Alla fi ne della terapia Giacomo non parla più per citazioni, gioisce<br />

dei miglioramenti altrui, seppur nella sua modalità introversa e<br />

timida, si apre al gruppo raccontando episodi autobiografi ci dolorosi.<br />

Solo alla penultima seduta riesce a ricostruire la sua storia<br />

di sviluppo, da cui emergono sofferenza e solitudine. Il gruppo accoglie,<br />

non giudica, non interviene, ma è presente, in un silenzio<br />

rispettoso e partecipativo. Giacomo può esprimere il suo dolore e<br />

arrivare quasi alla commozione all’interno di ciò che per lui è diventata<br />

base sicura, uno spazio fi sico e mentale nel quale rifugiarsi<br />

quando emergono le emozioni, quando si presentano scelte da fare<br />

o implicazioni emotive nelle relazioni (i suoi temi critici).<br />

L’esperienza terapeutica affrontata insieme ad altre persone ha<br />

consentito di ampliare i gradi di libertà. Giacomo ha esplorato in<br />

88 Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 10 Anno 2012

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