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Scarica - Centro Terapia Cognitiva

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del gruppo sono stati anche coloro che per primi si sono complimentati<br />

con lei per il risultato raggiunto, mettendo in risalto anche<br />

il cambio dell’espressione del volto e della postura: “Non è più<br />

quella persona cupa di una volta…” ha sottolineato Giacomo che<br />

oggi si ferma con lei a scambiare qualche parola prima di andare<br />

a pranzo. Da questo momento in poi, dodicesima seduta, Beatrice<br />

inizia a ricevere riscontri positivi anche al di fuori del gruppo, dal<br />

mondo relazionale.<br />

Beatrice inizia a sperimentare una modalità diversa guardare a sé<br />

e agli altri, si riconosce risorse che credeva perdute, le proprie capacità<br />

di ascolto, esperisce l’importanza dell’essere presente nella<br />

mente dell’altro. Il gruppo rimanda che Beatrice ha un atteggiamento<br />

più vitale nei confronti del mondo ed i suoi pensieri, le<br />

sue attenzioni si rivolgono a fatti ed eventi positivi. Nelle sedute a<br />

seguire Beatrice recupera il ricordo e dunque il valore dell’essere<br />

madre, della dedizione alle fi glie confermata dalle stesse, da cui<br />

ora non si sente abbandonata. Rievoca il passato e pur rimpiangendone<br />

alcuni periodi, ne riconosce gli elementi di positività che<br />

nel presente sono visibili nel rapporto con i cari. Nel proseguo delle<br />

sedute emergono le sue risorse, i momenti più belli per lei, il recupero<br />

di ciò che si è lasciato indietro che oggi è possibile integrare<br />

nella quotidianità. Beatrice riconosce di stare bene: “… si è aperto<br />

uno spiraglio di luce molto grande …. sto bene perché mi sento<br />

realmente così… i miei compagni del gruppo mi hanno fatto notare<br />

che prima andavo ad elemosinare ma non lo era, era chiedere<br />

aiuto e non sapevo come fare diversamente”. Confessa di sentirsi<br />

bene, di sentire di avercela fatta: “Tutto quello che ho provato io<br />

psicologicamente non lo posso augurare a nessuno… sono la testimonianza<br />

che se ne può uscire.”<br />

Per Beatrice si è ipotizzata una organizzazione di signifi cato personale<br />

di tipo depressivo con un coté psicosomatico. Essa infatti<br />

sembra essersi costruita un’immagine di sé come persona autonoma<br />

e autosuffi ciente, facendosi indispensabile per l’altro che per<br />

questo ricambia con l’amore. Nella situazione attuale però ciò non<br />

può più essere, perché la malattia l’ha resa dipendente dagli altri.<br />

Beatrice allontana gli altri chiedendo insistentemente un aiuto<br />

che in realtà non desidera, poiché sarebbe troppo umiliante dover<br />

ammettere di avere bisogno. Nella relazione terapeutica, all’interno<br />

del gruppo, invita l’altro ad esserle vicino mentre, nella realtà<br />

delle sedute, per la prima volta sperimenta la giusta distanza che le<br />

consente di mettere in gioco la sua autonomia residua. Riprovando<br />

il senso d’effi cacia non teme più l’altro e gli permette di avvici-<br />

Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 10 Anno 2012<br />

Appunti...<br />

del <strong>Centro</strong><br />

<strong>Terapia</strong><br />

<strong>Cognitiva</strong><br />

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