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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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MARIA STUARDA – PARTE QUARTA<br />

All’ombra accoglila/mi<br />

del tuo perdono,<br />

altro ricovero<br />

ella/l’almaXCVII non ha.<br />

MARIA (si alza)<br />

È vano il pianto,<br />

il ciel m’aïta.<br />

CORO<br />

Scorda l’incanto<br />

della tua vita.<br />

MARIA<br />

Tolta al dolore,<br />

tolta agli affanni,<br />

d’eterno amore<br />

mi pascerò.<br />

CORO<br />

Distendi un velo<br />

su’ corsi affanni<br />

benigno il cielo<br />

ti perdonò.<br />

(Si ode nel castello il primo sparo del cannone)<br />

TUTTI<br />

Oh colpo!!<br />

a XCVIII<br />

SCENA VII<br />

Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala<br />

discendente, alla di cui vetta sono le guardie.<br />

CECIL, viene dalla scala, e detti<br />

CECIL<br />

Oh colpo!!È gia vicino 43<br />

del tuo morir l’istante. Elisabetta<br />

vuol che sia paga ogni tua brama… Parla.<br />

segue nota 42<br />

co dalle passioni umane espressa in partitura attraverso l’utilizzo di emblemi <strong>musica</strong>li che trasmettono un senso di<br />

purezza. Nella parte centrale del brano, mentre i legni e le voci femminili del coro ripropongono il tema della preghiera,<br />

la <strong>Stuarda</strong> sostiene per ben nove battute un Sol 4 raddoppiato all’ottava inferiore dal violoncello solo, simbolo<br />

di nitore: scelte timbriche che conferiscono al momento una connotazione eterea:<br />

ESEMPIO 17 (n. 9, bb. 202-211)<br />

Si consideri poi che la preghiera è <strong>musica</strong> di scena, che si svolge dunque in tempo reale. <strong>La</strong> redenzione di <strong>Maria</strong><br />

è sempre messa in relazione con lo scorrere inesorabile del tempo che conduce verso l’esecuzione. E infatti anche<br />

in questa preghiera figurano tanto il ritmo anapestico dei timpani, quanto il semitono dolente del «vano pianto»<br />

(b. 196); ricompare inoltre il clarinetto che raddoppia la melodia all’inizio del brano.<br />

XCVII «il cor».<br />

XCVIII «IX a ».<br />

43 Il tempo che passa caratterizza anche il breve recitativo che porta al secondo adagio di questa ‘gran scena’. Qui<br />

infatti si ode il primo colpo di cannone preannunciato da Elisabetta nel terzetto, connotato immediatamente da<br />

Cecil («È già vicino / del tuo morir l’istante»).<br />

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