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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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«COME IN LUI RUGGISSE L’ANIMA DRAMMATICA DI SCHILLER»<br />

ESEMPIO 2 – <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, I.4/I.4, n. 2, bb. 176-179<br />

Leicester<br />

8<br />

Se fi da tan to co lei m'a mò.<br />

e di nuovo nel tempo lento del terzetto con Elisabetta e Cecil («Deh! per pietà sospendi»,<br />

III.2/II.2), allorché Leicester fa librare le parole «Niun ti può costringere» su un movimento<br />

dalla quarta inferiore (Si ) alla quarta superiore (<strong>La</strong> ). Una frase melodica che<br />

Elisabetta non riprende, benché le prime sei battute della sua successiva entrata («Vana<br />

è la tua preghiera») siano <strong>musica</strong>lmente identiche al precedente attacco di Leicester.<br />

<strong>La</strong> vocalità di Elisabetta, all’opposto, è contrassegnata da salti intervallari di effetto<br />

assai imperioso, specie nel recitativo. Paragonate a quelle di <strong>Maria</strong>, le sue cabalette si<br />

distinguono per il vistoso tasso di accuse e rinfacciamenti. <strong>La</strong> sua primissima autoaffermazione<br />

lirica, il <strong>La</strong>rghetto della cavatina «Ahi! Quando all’ara scorgemi» (I.2/I.2),<br />

è qui particolarmente rivelatrice. Il salto di sesta ascendente in anacrusi non è certo inconsueto;<br />

sorprende invece che a questo segua subito un ulteriore salto ascendente di<br />

quarta, e che il motivo così generato si riverberi, in stato di rivolto, sull’intero brano,<br />

con calibrate dissonanze (il Mi di battuta 136, raggiunto con un altro salto di sesta<br />

ascendente):<br />

ESEMPIO 3 – <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, I.2/I.2, n. 1, bb. 133-137<br />

Elisabetta<br />

(da sé) 3 3 3<br />

3 3<br />

Ah quando al l'a ra scor ge mi un ca sto a mor del cie lo,<br />

Una caratterizzazione iniziale così netta è tanto più importante per Elisabetta, poiché<br />

<strong>Donizetti</strong> aveva rinunciato all’atto primo di Schiller dove l’aggressività della regina inglese<br />

era percepibile nelle reazioni di <strong>Maria</strong> e del circolo dei suoi fidi a Fotheringhay. 21<br />

Schiller rappresentava <strong>Maria</strong> Stuart attraverso gli occhi delle persone attorno a lei e<br />

in questa tecnica Madame de Staël aveva identificato una nuova maniera d’esposizione,<br />

che proprio a quell’epoca stava diventando la regola non solo nell’opera italiana,<br />

ma anche in quella francese e tedesca. Dunque è sbalorditivo vedere come <strong>Donizetti</strong><br />

procedesse esattamente in questa direzione nella scena d’esordio della sua opera, benché<br />

questa corrisponda all’atto secondo del dramma schilleriano e non al primo:<br />

Io ho già avuta occasion di parlare […] del gran vantaggio delle esposizioni per via di fatto. Si<br />

è ricorso ai prologhi, ai cori, ai confidenti, a tutti i mezzi possibili per ispiegare senza annojare;<br />

ed a me pare che il meglio di tutto sia di entrar addirittura nell’azione, e di dar a conoscere<br />

il principal personaggio per mezzo dell’effetto che va facendo sopra di coloro che gli sono<br />

21 Maffei e Bardari utilizzano la grafia «Fotheringay», italianizzandola per motivi eufonici in «Forteringa».<br />

21

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