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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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60<br />

col mio cor l’anglo trono.<br />

Incerta V ancor io sono<br />

di accoglier l’alto invito, ma se il bene<br />

de’ fidi miei britanni<br />

fa che d’imene all’ara io m’incammini,<br />

reggerà questa destra<br />

della Francia e dell’Anglia ambo i destini.<br />

(Da sé)<br />

Ahi! Quando all’ara scorgemi 4<br />

un casto amor del cielo,<br />

quando m’invita a prendere<br />

d’imene il roseo velo,<br />

segue nota 3<br />

e si lancia in percorsi divergenti con ampio salto intervallare (una decima):<br />

ESEMPIO 2 (bb. 123-124)<br />

GAETANO DONIZETTI<br />

L’ampiezza di questi gesti vocali, di cui la parte è costellata, riflette la grandeur della sovrana e, allo stesso tempo,<br />

le conferisce un tono perentorio. Qui la connessione fra testo e <strong>musica</strong> è strettissima: l’emblema <strong>musica</strong>le enfatizza<br />

due parole significative quali «trono» e «destra» (la mano che regge lo scettro), simboli dell’autorità regale. Dopo<br />

poche battute lo spettatore recepisce già Elisabetta come risoluta donna di potere.<br />

V «Dubbiosa».<br />

4 Il cantabile della cavatina (<strong>La</strong>rghetto – , Sol) svela il lato intimo della regina, costretta a rinunciare ai propri<br />

sentimenti dalla ragion di stato. Il brano segue lo schema ABA’: la sezione centrale nel relativo minore stende un<br />

velo di tristezza impotente sulla solitudine della regnante, tuttavia Elisabetta mette a parte lo spettatore della propria<br />

condizione affettiva come se leggesse un discorso precedentemente scritto, gesto ch’è vera e propria formalizzazione<br />

degli affetti. <strong>La</strong> perfetta circolarità di questo <strong>La</strong>rghetto è sintomatica: concludendosi sullo stesso punto da<br />

cui è iniziato, il brano esclude qualsiasi forma di sviluppo psicologico, realizzando una simmetria che riflette l’ordine<br />

razionale del pensiero del personaggio, e al tempo stesso, grazie anche all’orchestrazione (il cantabile prevede<br />

l’accompagnamento dei soli archi, mentre i fiati si aggiungono solo nella sezione B), si isola dal contesto <strong>musica</strong>le<br />

in cui è inserito. Nella partitura manoscritta le sezioni B e A’ riportano un tratto a matita che ne indica il taglio,<br />

forse di mano dello stesso compositore (e non figurano nello spartito edito da Ricordi nel 1836 – da qui MS1836),<br />

che intese probabilmente alleggerire la parte della Puzzi Toso, non del tutto all’altezza della première scaligera.<br />

VI «core».<br />

VII «ad altro».<br />

un altro oggettoVI involami<br />

la cara libertà!<br />

E mentre vedo sorgere<br />

fra noi fatal barriera,<br />

a nuovoVII amor sorridere<br />

quest’anima non sa.<br />

TALBO<br />

In tal giorno di contento5 di <strong>Stuarda</strong> il sol lamento<br />

la Bretagna turberà?<br />

CORO I<br />

Grazia, grazia alla <strong>Stuarda</strong>.<br />

5 Nel tempo di mezzo Talbot fa cenno per la prima volta a <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>. <strong>Donizetti</strong> adotta un parlante tonalmente<br />

aperto con la parte melodica ai violini primi «sul ponticello», che crea la sensazione di un flusso esterno (fisicamente<br />

proveniente dall’orchestra) che avvolge e trascina i personaggi:<br />

ESEMPIO 3 (bb. 151-154)

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