Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice
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MARIA STUARDA – PARTE PRIMA<br />
LEICESTER<br />
È leggiadra? Parla.Ah, sì!…<br />
Era d’amor l’immagine, 14<br />
degli anni sull’aurora:<br />
sembianza avea di un angelo<br />
che appare, ed innamora:<br />
era celeste l’anima,<br />
soave il suo respir.<br />
Bella ne’ dì del giubilo,<br />
bella nel suo martir.<br />
ELISABETTA<br />
A te lo credo. È un angelo<br />
se tu le dai tal vanto:<br />
se allo squallor di un carcere<br />
è d’ogni cor l’incanto…<br />
lo so che alletta ogni anima,<br />
lusinga ogni desir…<br />
(Se tu l’adori, o perfido,<br />
paventa il mio soffrir.)<br />
14 Come da tradizione il cantabile (<strong>La</strong>rghetto – , Si) porta in scena lo stato affettivo dei due personaggi, che<br />
non potrebbe essere più contrastante. Leicester canta la bellezza di <strong>Maria</strong> e il suo amore per lei, proseguendo<br />
nell’ottusa condotta precedente, in una strofa formalmente regolarissima di sedici battute (a-a’-b-c), che attacca<br />
dalla dominante e si adagia con eleganza su una settima di terza specie (sul VII grado), tutta giocata sulla qualità<br />
della melodia, che si libra sugli accordi degli archi in piano e sulle note tenute dei fiati. Il motivo procede<br />
per gradi congiunti, l’uniformità ritmica tra una frase e l’altra è pressoché assoluta e all’attacco <strong>Donizetti</strong> prescrive<br />
«dolcissimo».<br />
ESEMPIO 8 (bb. 84-91)<br />
Attraverso una melodia regolare che rispecchia i canoni del ‘bello ideale’, il compositore ha inteso rendere <strong>musica</strong>lmente<br />
la purezza dei sentimenti di Leicester e in essa riflettere la grazia di <strong>Maria</strong>. Ma la scelta acquisisce peso<br />
drammatico per il netto contrasto che si crea con la strofa di Elisabetta: valori brevi, staccati, improvvisi e frequenti<br />
salti di sesta, settima e ottava trasmettono l’evidente nervosismo cui soggiace la regina, che si lascia andare<br />
a qualche punta di sarcasmo:<br />
ESEMPIO 9 (bb. 99-103)<br />
L’andamento è più prosodico che lirico ed è l’orchestra (violini primi, flauto e oboe) che sostiene la melodia anche<br />
quando si rompe il flusso della voce. Siamo in presenza di un parlante melodico, scrittura da sezione cinetica del<br />
numero piuttosto che da movimento lento. L’estraneità della scrittura <strong>musica</strong>le di questo momento rispetto al contesto<br />
si oppone all’aurea perfezione della strofa di Leicester, quasi un prototipo di melodia da cantabile. Amore vs<br />
gelosia, ‘bello’ vs ‘brutto’, adeguatezza vs inadeguatezza: i personaggi non potrebbero essere più distanti. Il <strong>La</strong>rghetto<br />
fissa in un momento temporalmente dilatato le posizioni dei due che erano emerse nelle precedenti sezioni,<br />
e termina con l’irrinunciabile a due. Leicester rilancia la propria melodia ed Elisabetta insiste con il suo procedere<br />
irrequieto, finché le voci piegano verso il canto parallelo nella coda conclusiva.<br />
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