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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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MARIA STUARDA – PARTE SECONDA<br />

LEICESTER (a <strong>Maria</strong>)<br />

Ah Roberto!Oh Dio! che tenti?<br />

MARIA (a Leicester)<br />

Più resistere non so…<br />

LEICESTER (a <strong>Maria</strong>)<br />

Chiama in sen la tua costanza:<br />

qualche speme ancor ti avanza.<br />

Non ti costi onore e vita<br />

una grazia a te impartita,<br />

un favor che al nostro affetto<br />

tante volte il ciel negò.<br />

ELISABETTA<br />

Quali accenti al mio cospetto!<br />

Parla, o conte. XLVIII<br />

LEICESTER<br />

Parla, o conte.(E che dirò?)<br />

XLVIII «Tu Roberto?».<br />

XLIX «vago».<br />

ELISABETTA (a Leicester)<br />

Ov’è mai di amor l’incanto,<br />

e quel volto amabilXLIX tanto?<br />

Se a lodarlo ognun si accese<br />

a favori un premio rese;<br />

ma sul capo di <strong>Stuarda</strong><br />

onta eterna ripiombò.<br />

MARIA (irrompendo)<br />

Quale insulto! Oh ria beffarda!<br />

TALBO, LEICESTER, ANNA (a <strong>Maria</strong>)<br />

Che favelli! Taci.<br />

MARIA<br />

Che favelli! Taci.No.<br />

Di Bolena oscura figliaL 29<br />

parli tu di disonore?<br />

E chi mai ti rassomiglia?<br />

L L’invettiva di <strong>Maria</strong> fu ovviamente uno dei passi più colpiti dalla censura. <strong>La</strong> partitura autografa riporta le seguenti<br />

parole: «Figlia impura di Bolena / parli tu di disonore? / Meretrice indegna oscena, / in te cada il mio rossore…<br />

/ profanato è il soglio inglese, / vil bastarda, dal tuo piè». Parole che <strong>Donizetti</strong>, probabilmente in seguito ai<br />

divieti, dovette sostituire con quelle che appaiono nel libretto per la prima milanese, dove «donna vile» figura come<br />

versione edulcorata di «vil bastarda». A quanto pare, <strong>Maria</strong> Malibran cantò le parole censurate (in proposito<br />

si veda l’ introduzione).<br />

29 <strong>La</strong> ripresa del parlante ( la) conduce alla terribile reazione della <strong>Stuarda</strong>. È questo il momento più celebre<br />

dell’opera, passato alla storia per le inaudite parole. Qui è <strong>Maria</strong> a proporsi in modo autoritario, rivolgendosi a<br />

Elisabetta da pari a pari. Adotta infatti il tono perentorio di solito riservato alla sua nemica: intonazione recitativa,<br />

note ribattute, salti d’ottava e di quinta, solenni accordi a piena orchestra puntellati dai timpani, tremoli degli<br />

archi che instaurano uno stato di tensione:<br />

ESEMPIO 14 (bb. 255-270)<br />

L’affronto non è solo nella crudezza delle parole rivolte ad Elisabetta, ma anche, e forse soprattutto, nel fatto di<br />

essersi rialzata al suo rango. Questa sezione, vero cuore drammatico dell’azione, è estremamente complessa. Sotto<br />

il profilo formale è costruita sull’addizione delle strofe delle due antagoniste – entrambe precedute da una sor-<br />

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