Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice
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PARTE SECONDA<br />
SCENA PRIMA XXIII<br />
Parco di Forteringa. Ambi i lati sono folti di alberi:<br />
il mezzo si apre in una vasta veduta, che confina col<br />
mare.<br />
MARIA esce correndo dal bosco. ANNA la segue più<br />
lenta; le guardie sono a vista degli spettatori<br />
XXIII «VI a ».<br />
ANNA<br />
Allenta il piè, regina.<br />
MARIA<br />
Allenta il piè, regina.E che! Non ami17 che ad insolita gioia il seno io schiuda?<br />
Non vedi? XXIVCarcer mio<br />
è il cielo aperto… Io lo vagheggio… Oh, cara<br />
la voluttà che mi circonda!<br />
ANNA<br />
la voluttà che mi circonda!Il duolo<br />
sai che ti attende in questeXXV mura?<br />
17 n. 4 «[Scena e] cavatina <strong>Maria</strong>». <strong>La</strong> regina di Scozia è stata oggetto di tutti i discorsi condotti sino a questo<br />
punto dell’opera: odiata da Elisabetta, disprezzata da Cecil, amata da Leicester, ammirata da Talbot, ognuno ha<br />
fornito il proprio punto di vista sulla <strong>Stuarda</strong>; ora il pubblico ha finalmente la possibilità di conoscerla direttamente,<br />
ed è un incontro piuttosto scioccante. Non si presenta infatti come la donna che minaccia il trono inglese,<br />
né come l’angelo d’amore bellissimo e affascinante descritto da Leicester e da Talbot che ha scatenato la gelosia di<br />
Elisabetta. <strong>Maria</strong> è invece una ragazza giovane, che ha voglia di vivere e rimane incantata di fronte alle meraviglie<br />
della natura. Il messaggio passa innanzitutto sotto il profilo visivo. Abbandoniamo per la prima volta il palazzo<br />
di Westminster per trovarci non in una prigione ma nel «parco di Forteringa». L’ambiente chiuso, il luogo<br />
di potere lascia spazio ad una scena all’aperto caratterizzata dalla presenza di un bosco e dalla veduta sul mare.<br />
<strong>La</strong> scelta non va interpretata tanto in chiave didascalica, quanto piuttosto come specchio dello stato d’animo di<br />
<strong>Maria</strong>. È poi l’uscita in scena a dirci molto della sua personalità: la corsa, segno di gioia e spensieratezza, è connotata<br />
<strong>musica</strong>lmente attraverso le rapide terzine che contraddistinguono l’introduzione strumentale:<br />
ESEMPIO 10 (n. 4, bb. 1-6)<br />
L’indicazione agogica (Vivace– ), la tonalità maggiore (Do), le note staccate, l’orchestrazione leggera (violini primi,<br />
poi ripresi dal flauto) sono indice della condizione interiore di <strong>Maria</strong>, del desiderio di libertà, della necessità<br />
di esternare la propria felicità, ponendo in rilievo la vitalità tipica della sua giovinezza – nella tragedia di Schiller<br />
ha venticinque anni, come li aveva la vera Mary Stuart quando abdicò, nel 1567 (ma fu decapitata vent’anni dopo).<br />
Un’esuberanza incontenibile che acquisisce forza dal termine di paragone fornito dall’altro personaggio in scena.<br />
<strong>La</strong> confidente Anna non solo arriva «più lenta», ma le prime parole che pronuncia aprendo il recitativo sono<br />
«Allenta il piè, regina». Ancor prima che la <strong>Stuarda</strong> apra bocca, grazie alle prescrizioni sceniche e alla realizzazione<br />
<strong>musica</strong>le lo spettatore è dunque in grado di farsi un’idea piuttosto chiara del personaggio. Un’idea che troverà<br />
conferma nell’immediato prosieguo, dove <strong>Maria</strong> parla di «gioia», «cielo aperto», «voluttà». Anna le ricorda<br />
il dolore che la aspetta in carcere, piegando verso re, ma la <strong>Stuarda</strong> replica con un ottimistico Si , lanciandosi in<br />
una dolcissima effusione lirica. Il raffronto tra questa scena e quella che precedeva la cavatina di Elisabetta non<br />
potrebbe consegnare una maggiore distanza psicologica e caratteriale tra i due personaggi. Siamo qui in un mondo<br />
scenico, <strong>musica</strong>le e poetico opposto rispetto all’autorità, alla fermezza che la regina d’Inghilterra mostrava al<br />
suo primo ingresso.<br />
XXIV Aggiunta: «Il».<br />
XXV «quelle».