14 ANSELM GERHARD Arnold van Brounckhorst (o da), William Cecil, 1° barone di Burghley (Burleigh, c. 1560-1570). Olio su tavola. Londra, National Portrait Gallery. Cecil (1520-1598) servì successivamente Edoardo VI e la cattolica <strong>Maria</strong> I (Bloody Mary), per tornare al protestantesimo con Elisabetta I, della quale fu tesoriere e primo ministro. Tu dovresti scrivere […] che […] preferiresti sempre di avere una compagnia alla moderna cioè 1ª Donna, 1° Tenore, 1° Baritono ed una buona Donna di spalla soprano, invece di due prime Donne, essendovi di queste troppa scarsità. 7 7 Lettera di Alessandro <strong>La</strong>nari a <strong>Gaetano</strong> <strong>Donizetti</strong> in data 25 febbraio 1837, citata da JEREMY COMMONS, Una corrispondenza tra Alessandro <strong>La</strong>nari e <strong>Donizetti</strong>, «Studi donizettiani», 3, 1978, pp. 9-74: 42.
«COME IN LUI RUGGISSE L’ANIMA DRAMMATICA DI SCHILLER» «Un ostinatissimo piagnisteo» L’interesse di <strong>Donizetti</strong> per un triangolo fortemente carico di conflitti, e soprattutto per le sue qualità «patetiche», traspare dunque nella scelta di una materia di particolare cupezza, tratta dalla storia britannica del Cinquecento. In poche settimane il compositore approntò la partitura, assisté alla prova generale al <strong>Teatro</strong> di San Carlo e dovette apprendere che la progettata rappresentazione era stata vietata dalla corte borbonica: una decisione assai meno sorprendente di quanto in genere non abbia fatto credere la moderna letteratura critica. Persino nell’illuminata Weimar fu interdetta a Schiller l’idea di mostrare in scena la confessione sacramentale e l’assoluzione di una povera peccatrice; nel primo Ottocento il dramma <strong>Maria</strong> Stuart veniva di norma rappresentato senza quella scena di cui pure Madame de Staël, originaria della calvinista Ginevra, scriveva «che è di un effetto assai grande, benché si possa censurare per molti riguardi». 8 E nella (relativamente) liberale Reggio Emilia una rappresentazione del dramma schilleriano nella traduzione di Maffei fu vietata ancora al principio degli anni Trenta sottolineando che «in iscena si adempiono gli augusti riti della religione, e persino il sacramento dell’eucaristia». 9 Per il teatro reale di Napoli <strong>Donizetti</strong> e Bardari avevano naturalmente rimosso qualunque accenno al rituale cattolico. Al contrario che in Schiller, qui il confessore non pronuncia la familiare formula «in nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo», non traccia «sopra di lei il segno della croce», né tanto meno le porge l’ostia (una didascalia che Maffei aveva già soppresso nella sua traduzione); e neppure prende «il calice che sta sulla tavola» per consacrarlo e presentarlo a <strong>Maria</strong>. Nondimeno la scena di <strong>Donizetti</strong> vive di aperte allusioni al sacramento della confessione. Di più: in una città cattolica come Napoli o Milano, questa scena sarebbe stata percepita come segnale identitario contro la prepotente irruzione dell’Anglicanesimo, separatosi nel 1529 dalla Chiesa di Roma, andando ben oltre le intenzioni di Schiller, allevato nella fede protestante. Nella tragedia schilleriana <strong>Maria</strong> protesta con chiari accenti, così resi nella traduzione di Maffei: «Mi negano un pastor della mia chiesa; / ed io disdegno dalle impure mani / di bugiardi ministri il sacramento» (V.7). 10 Ne sopravvive nel libretto appena una variante piuttosto attenuata in forma di recitativo, quando alla domanda di Cecil: «Brami un sacro ministro che ti guidi / nel cammin della morte?» <strong>Maria</strong> risponde seccamente: «Io lo ricuso. / Sarò, qual fui, straniera / a voi di culto (IV.2/II.4)». Un pubblico educato nella fede cattolica doveva per forza riconoscersi nel culto osservato da <strong>Maria</strong> nel contesto ostile della Britannia eretica. A Napoli e Milano la regina 8 DE STAËL, L’Alemagna cit., p. 66; cfr. l’originale cit., p. 291: «Et c’est alors que commence une scène dont l’effet est bien grand, quoiqu’on puisse la blâmer à plusieurs égards». 9 Rapporto non datato citato da ROBERTA TURCHI, Melpomene e Talia sulle scene reggiane dell’Ottocento, in <strong>Teatro</strong> a Reggio Emilia, a cura di Sergio Romagnoli e Elvira Garbero, II, Dalla Restaurazione al secondo Novecento, Firenze, Sansoni, 1980, pp. 185-205: 190. 10 Nell’originale tedesco: «Versagt ist mir der Priester meiner Kirche. / Des Sakramentes heil’ge Himmelspeise / verschmäh ich aus den Händen falscher Priester» (vv. 3591–3593); si cita da FRIEDRICH SCHILLER, <strong>Maria</strong> Stuart [1800], in ID., Dramen 2, a cura di Peter-André Alt, München-Wien, Hanser, 2004 («Schiller, Sämtliche Werke, 2»). 15
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