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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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74<br />

a XXXV<br />

SCENA III<br />

ELISABETTA, LEICESTER, CECIL, CAVALIERI, CACCIATORI,<br />

ecc.<br />

ELISABETTA<br />

Che XXXVI loco è questo?<br />

LEICESTER<br />

Che XXXVI loco è questo?Forteringa.<br />

ELISABETTA<br />

Che XXXVI loco è questo?Forteringa.Oh conte! 26<br />

ove mi scorgi?<br />

LEICESTER<br />

Ove mi scorgi?Non dubbiar: <strong>Maria</strong><br />

sarà in breve guidata al tuo cospetto<br />

dal saggio Talbo.<br />

ELISABETTA<br />

dal saggio Talbo.A qual per te discendo<br />

sacrifizio! Lo vedi…<br />

Discosta i cacciatori<br />

da’ contigui vïali; è troppo ingombro<br />

di popolo il sentier.<br />

(Ad un cenno di Leicester si scostano i cacciatori)<br />

CECIL (piano ad Elisabetta)<br />

di popolo il sentier.Vedi, regina,<br />

come l’Anglia ti adora. Ah! tu lo sai<br />

qual capo ella ti chiede.<br />

GAETANO DONIZETTI<br />

ELISABETTA (a Cecil)<br />

Taci.<br />

LEICESTER (piano ad Elisabetta)<br />

Taci.Deh! ti rammenta<br />

che a dar conforto alla dolente vita<br />

di una sorella io ti guidai… <strong>La</strong> mano<br />

che di squallor la cinse<br />

al contento primier può ridonarla.<br />

ELISABETTA<br />

(Io l’abborro!… Ei non fa che rammentarla.)<br />

a XXXVII<br />

SCENA IV<br />

MARIA condotta da TALBO, ANNA, e detti<br />

TALBO (di dentro)<br />

Vieni.<br />

MARIA<br />

Vieni.Deh! XXXVIII lascia… al mio<br />

asil mi riconduci.<br />

TUTTI<br />

asil mi riconduci.Eccola.<br />

MARIA (ad Anna)<br />

asil mi riconduci.Eccola.Oh Dio!<br />

(Breve silenzio. Gli attori restano gli uni dirimpetto<br />

agli altri)<br />

XXXV<br />

«VIIIa ».<br />

XXXVI «Qual».<br />

26 n. 6. «Finale dell’atto primo» (Moderato – , ). Questo titolo fa riferimento alla suddivisione dell’opera in due<br />

atti, ma anche nella divisione in quattro parti, secondo le convenzioni del tempo, si definisce come finale centrale,<br />

luogo formale e drammatico che riunisce i personaggi principali e il coro, e che mette in scena il conflitto tra le diverse<br />

posizioni di cui essi sono espressione. In <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong> manca il coro che solitamente introduce il numero e<br />

si comincia, invece, con un recitativo. <strong>La</strong> scelta è coerente con l’impostazione generale dell’opera dove si fa un uso<br />

molto parco delle masse (che Elisabetta chiede qui a Leicester di allontanare), per concentrarsi sull’interiorità dei<br />

personaggi. Nel recitativo vengono ripresi i punti di vista dei personaggi già ampiamente esposti sin qui: Leicester<br />

prega Elisabetta di intervenire a vantaggio di <strong>Maria</strong> – Cecil, al contrario, ne chiede la condanna in nome del popolo<br />

inglese. Dal canto suo la regina soffre di fronte alle continue intercessioni di Roberto in favore della rivale, e in<br />

due momenti lo rivela la linea vocale discendente: «A qual per te discendo sacrifizio!» (giù fino al Re 3), e «(Io l’abborro!…<br />

Ei non fa che rammentarla)», ennesimo scatto d’ira trattenuta sul quale il registro grave è raggiunto col<br />

funesto salto di settima diminuita (giù fino al Do 3). Giunge <strong>Maria</strong>, annunciata fuori scena da Talbot e da una figura<br />

movimentata di archi e fagotto. L’attenzione confluisce subito su di lei. Tutti all’unisono esclamano «Eccola»<br />

e la piena orchestra sottolinea il passo tramite accordi con scansione giambica e il rullo dei timpani. A questo punto<br />

ci aspetteremmo il tempo d’attacco con il suo coup de théâtre che dovrebbe determinare l’avvio del concertato.<br />

Questa è, tuttavia, un’opera giocata sull’interiorità, un dramma d’idee, sicché non sono necessari un evento o un<br />

annuncio inaspettati provenienti dall’esterno: per far scattare il concertato è sufficiente l’ingresso di <strong>Maria</strong>.<br />

XXXVII<br />

«IXa ».<br />

XXXVIII Aggiunta: «Mi».

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