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Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice

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«MA, VINTA, L’ALTERA DIVENNE PIÙ FIERA»<br />

L’ultima proposizione è debolissima, perché la fantasia di scambio fra le posizioni di<br />

potere e di sottomissione era già stata avanzata, si ricorderà, dalla medesima Elisabetta,<br />

come effetto non certo del diritto, ma della labilità della condizione umana, e ringraziava<br />

Dio che così non fosse avvenuto.<br />

In ambedue i testi l’aggressione di <strong>Maria</strong> è ultima e definitiva, e di conseguenza lo è<br />

l’umiliazione di Elisabetta, come prova in Schiller la sua uscita silenziosa e ancor più in<br />

<strong>Donizetti</strong> il fatto che cessa il conflitto verbale per dare luogo all’uso brutale della forza<br />

e della minaccia:<br />

Nella scure che ti aspetta<br />

troverai la mia vendetta.<br />

(Alle guardie)<br />

Trascinate la furente<br />

che se stessa condannò.<br />

Altri segnali nello stesso senso sono in entrambi i testi, come la stessa diagnosi di pazzia<br />

che viene da amici e nemici (in Schiller, Talbot e Leicester con toni opposti, «Tutti<br />

tranne Elisabetta e <strong>Maria</strong>» nell’opera) o come il sollievo e il trionfo che prova <strong>Maria</strong>: «Di<br />

trionfo un sol momento / ogni affanno compensò» riecheggia «Finalmente! Finalmente<br />

dopo anni di umiliazione e sofferenza, un momento di vendetta e di trionfo!» (III.5). 40<br />

Anche a questo proposito la serrata unità dell’opera sortisce effetti migliorativi per<br />

il proprio codice rispetto all’intrigo in cui si stempera in Schiller il finale dell’atto terzo,<br />

in cui il «trionfo» di <strong>Maria</strong> si raddoppia innanzitutto nell’ammirazione entusiastica di<br />

Mortimer, che ha assistito alla scena (III.6): ma essa è solo il punto di partenza di una<br />

avance sessuale del giovane che ha i caratteri – verbali e simbolici – della violenza carnale,<br />

tanto più che richiama, volgarmente, la schiavitù sessuale che <strong>Maria</strong> ha accettato<br />

in passato nei confronti di Bothwell. Indignata e spaventata, oltre che delusa dall’insuccesso<br />

del messaggio che proprio attraverso Mortimer aveva mandato a Leicester,<br />

<strong>Maria</strong> è travolta dai successivi eventi: appena uscita dal colloquio, Elisabetta è stata fatta<br />

segno a un attentato che per un attimo si crede riuscito (III.7): ma Talbot l’ha sventato,<br />

e mentre gli altri sostenitori di <strong>Maria</strong> si disperdono Mortimer riafferma la sua pazza<br />

determinazione di salvarla o morire per lei (III.8).<br />

V<br />

L’atto quarto di Schiller inizia col dipanare le conseguenze diplomatiche dell’attentato:<br />

viene congedato da Cecil, in quanto ritenuto responsabile di connivenza, l’ambasciatore<br />

francese, e fallisce dunque il progetto matrimoniale (IV.1-2). Poi l’attenzione si sposta<br />

su Leicester, che Cecil accusa a sua volta di complicità con <strong>Maria</strong>, anche a motivo<br />

della lettera scoperta nella perquisizione (IV.3): quest’ultimo particolare è riferito a Lei-<br />

40 «Endlich, endlich / nach Jahren der Erniedrigung, der Leiden, / ein Augenblick der Rache, des Triumphs».<br />

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