Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice
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18<br />
ANSELM GERHARD<br />
pite con impeto ancor maggiore. Se di fatto poco importa che la sequenza delle azioni<br />
si suddivida in due atti – come nella partitura autografa del compositore – o in quattro<br />
parti – come nel libretto a stampa della prima milanese –, tuttavia si può ben comprendere<br />
che il critico milanese del 1835 intravedesse anche in questo dettaglio un’adesione<br />
di <strong>Donizetti</strong> all’uso moderno che secondo l’esempio di Victor Hugo sostituiva –<br />
specie appunto a Napoli – alla secolare suddivisione in atti quella in «parti» corredate<br />
da sottotitoli di estrema spettacolarità: «Autore moderno, nomenclatura moderna; divisa<br />
non in atti, ma in parti, non in due, ma in quattro». 14<br />
Il confronto di due regine<br />
Come nel dramma schilleriano, anche nell’opera di <strong>Donizetti</strong> l’intera struttura drammatica<br />
si basa sul confronto tra le due regine, che oltretutto sono imparentate: Enrico<br />
VIII, padre di Elisabetta, e Margaret Tudor, nonna di <strong>Maria</strong>, erano fratello e sorella. 15<br />
Vero è che solo nelle più tarde riduzioni per canto e pianoforte la scena madre è provvista<br />
di un proprio titolo (Dialogo delle due regine), ma già durante le prove a Napoli<br />
le rispettive cantanti smarrirono la distinzione fra ruoli e persone reali: le reciproche<br />
contumelie condussero a una memorabile lite, nel corso della quale le due primedonne<br />
si presero letteralmente per i capelli. Anche questa asprezza è prefigurata nell’interpretazione<br />
del testo schilleriano fornita da Madame de Staël:<br />
Questa scena è bellissima, anche perchè il furore delle due regine le fa oltrepassare i limiti della<br />
loro natural dignità. Altro più non son esse se non due femmine, due rivali di bellezza, assai<br />
più che di possanza; non si distingue più la sovrana dalla prigioniera; e abbenché l’una possa<br />
condannar l’altra alla morte, la più bella di esse, quella che si sente di più fatta per piacere,<br />
gode ancora di poter umiliare l’onnipotente Elisabetta sugli occhi di Leicester, sugli occhi dell’amante<br />
che è si caro ad entrambe. Ciò che più accresce l’effetto di una tal situazione è il timore<br />
che si ha per <strong>Maria</strong> ad ogni parola di risentimento che le sfugge; e allorché ella si abbandona<br />
a tutto il suo furore, le sue parole ingiuriose, le cui conseguenze non saran più<br />
riparabili, fanno fremere, come se già si fosse testimonio della sua morte. 16<br />
14 «Il censore universale» cit.<br />
15 Ciò spiega perché Schiller (V.8) faccia parlare la sua <strong>Maria</strong> di un «saluto di sorella» («schwesterlichen<br />
Gruss», v. 3782; in Maffei «fraterno saluto»). Tuttavia è erroneo denotare le due regine come «sorellastre»; è<br />
quanto fa HELEN GEYER, «<strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>» im Wandel. Schillers Rezeption durch <strong>Donizetti</strong>,inSchiller und die Musik,<br />
a cura di Helen Geyer e Wolfgang Osthoff, Köln-Weimar-Wien, Böhlau, 2007, pp. 325–361: 330 («Schriftenreihe<br />
der Hochschule für Musik Franz Liszt, 4»).<br />
16 DE STAËL, L’Alemagna cit., pp. 57-58; cfr. l’originale cit., p. 287: «Cette scène est singulièrement belle, par<br />
cela même que la fureur fait dépasser aux deux reines les bornes de leur dignité naturelle. Elles ne sont plus que<br />
deux femmes, deux rivales de figure, bien plus que de puissance; il n’y a plus de souveraine, il n’y a plus de prisonnière;<br />
et bien que l’une puisse envoyer l’autre à l’échafaud, la plus belle des deux, celle qui se sent la plus faite<br />
pour plaire, jouit encore du plaisir d’humilier la toute-puissante Elisabeth aux yeux de Leicester, aux yeux de<br />
l’amant qui leur est si cher à toutes deux. Ce qui ajoute singulièrement aussi à l’effet de cette situation, c’est la<br />
crainte que l’on éprouve pour Marie à chaque mot de ressentiment qui lui échappe; et lorsqu’elle s’abandonne à<br />
toute sa fureur, ses paroles injurieuses, dont les suites seront irréparables, font frémir, comme si l’on était déjà témoin<br />
de sa mort».