Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice
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68<br />
LEICESTER<br />
Vieni.<br />
ELISABETTA<br />
Vieni.(Lo chiede il barbaro.) 15<br />
LEICESTER<br />
Appaga il mio desir.<br />
ELISABETTA<br />
Dove? Quando?<br />
LEICESTER<br />
Dove? Quando?In questo giorno<br />
al suo carcere d’intorno<br />
per la caccia che si appresta<br />
scenderai nella foresta…<br />
ELISABETTA<br />
Conte, il vuoi?<br />
LEICESTER<br />
Conte, il vuoi?Ten prego.<br />
ELISABETTA<br />
Conte, il vuoi?Ten prego.Intendo…<br />
(Alma incauta). A te mi arrendo.<br />
LEICESTER<br />
Ah! sol tu, sol tu potrai<br />
la gemente consolar.<br />
ELISABETTA<br />
Tel concedo (ma vedrai<br />
se saprommi vendicar.<br />
Sul crin la rivale 16<br />
la man mi stendea,<br />
il serto reale<br />
strapparmi credea; XXI<br />
ma, vinta, l’altera<br />
divenne più fiera:<br />
di un core diletto<br />
privarmi tentò.<br />
Ah! troppo mi offende,<br />
punirla saprò.)<br />
LEICESTER<br />
Deh! vieni, o regina,<br />
ti mostra clemente,<br />
vedrai la divina<br />
beltade dolente: XXII<br />
sorella le sei…<br />
pietade per lei,<br />
ché l’odio nel petto<br />
assai ti parlò.<br />
<strong>La</strong> calma le rendi,<br />
e pago sarò.<br />
(Partono.)<br />
FINE DELLA PARTE PRIMA<br />
GAETANO DONIZETTI<br />
15 Nel breve tempo di mezzo i due prendono accordi per organizzare l’incontro tra regine. Il tutto si regge su una<br />
cellula reiterata che passa alternativamente da violini primi e flauto a bassi e fagotto. L’insistenza di Leicester provoca<br />
un nuovo accesso d’ira di Elisabetta: vengono riproposte esattamente le battute dell’es. 6 che rendono evidente<br />
come l’apparente sottomissione («A te m’arrendo») miri a ben altro scopo.<br />
16 <strong>La</strong> cabaletta (Vivace – , Mi) conferma la lontananza fra i personaggi. Si susseguono due strofe tra loro melodicamente<br />
differenti, ma per comprendere i rapporti di forza è necessario rivolgere l’attenzione alla ripresa (da b.<br />
212). Qui viene infatti riproposta la melodia di Elisabetta, mentre il povero Leicester è ridotto a pertichino, riconquistando<br />
il ruolo che gli spetta solo nella coda per concludere il duetto con l’imprescindibile conduzione parallela<br />
delle voci. Chiaro segnale di come sia la regina ad avere l’ultima parola e a poter manipolare persone e circostanze<br />
per il raggiungimento dei propri fini. In MS1836 questo duetto è trasposto un tono sotto (la cabaletta però<br />
è alzata di un semitono). Inoltre nel cantabile manca la contrapposizione tra Leicester ed Elisabetta, poiché quest’ultima<br />
si limita a ripetere la melodia del conte, lasciando così cadere la sostanza drammatica della situazione.<br />
XXI «volea».<br />
XXII «innocente».