<strong>La</strong> sala del <strong>Teatro</strong> alla Scala di Milano in un’incisione da Alessandro Sanquirico. <strong>La</strong> Scala ospitò le prime donizettiane di Chiara e Serafina, Gianni di Parigi, Ugo, conte di Parigi, Lucrezia Borgia, <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, Gemma di Vergy, <strong>Maria</strong> Padilla.
PARTE PRIMA I1 SCENA PRIMA Galleria nel palagio di Westminster. CORO di CAVALIERI e DAME CORO I Qui si attenda. Ella è vicina2 dalle giostre a far ritorno. De’ brettoni laII regina è la gioia d’ogni cor. II Quanto lieto fia tal III giorno se IV la stringe ad alto amor. (Una voce di dentro annunzia la regina) I Sì, per noi sarà più bella d’Albïon la pura stella, quando unita la vedremo della Francia allo splendor. TUTTI Festeggianti ammireremo la possanza dell’amor. SCENA II a ELISABETTA, TALBO, CECIL, CORTIGIANI, PAGGI, ecc. ELISABETTA Sì, vuol di Francia il rege 3 I «ATTO PRIMO». 1 «Preludio». <strong>La</strong> partitura originaria composta per Napoli prevede in apertura una breve introduzione orchestrale, nella quale si alternano due differenti idee: un blocco di accordi a piena orchestra (Allegro vivace) e una malinconica melodia del clarinetto puntellata dai soli archi (Recitativo, Lento). <strong>La</strong> contrapposizione tra i due spunti annuncia la contrapposizione fra le regine che caratterizzerà drammaticamente l’opera. <strong>La</strong> scrittura solenne e l’andamento agogico rapido che incarnano l’autorità di Elisabetta si scontrano con il timbro puro del clarinetto che rivestirà un ruolo centrale nella definizione del personaggio di <strong>Maria</strong> nei due numeri finali. Riprendendo in mano l’opera per la prima esecuzione alla Scala di Milano, <strong>Donizetti</strong> scrisse un’ampia sinfonia in un movimento (Vivace – - , sol-Sol) con introduzione tripartita (Allegro-<strong>La</strong>rghetto-Allegro – , sol-Si ). Tipo di scrittura, orchestrazione e direzione della melodia principale (violini primi e flauto) sembrano anticipare l’introduzione strumentale della cavatina di <strong>Maria</strong> (cfr. nota 17), sennonché in quel caso <strong>Donizetti</strong> ricorrerà alle terzine. Il secondo tema, invece, altro non è che la cabaletta della cavatina di <strong>Maria</strong> (cfr. nota 20). Se il preludio insisteva sul conflitto tra le personalità di Elisabetta e di <strong>Maria</strong>, la sinfonia sembra piuttosto concentrarsi solo su quest’ultima. 2 n. 1. «Introduzione». Come da prassi nelle opere di questo periodo, il primo numero si compone di coro e cavatina in funzione di proemio all’azione vera e propria. Qui il coro festoso (Allegro ma non troppo – , Mi ) mostra l’ambiente di corte preparando l’arrivo di Elisabetta, e annuncia le sue nozze con il re di Francia, Enrico III (un tema ‘politico’ del tutto secondario che verrà ben presto abbandonato). Il pezzo comincia di slancio con una progressione ascendente, interrotta due volte e infine condotta a termine, che sfocia nelle battute introduttive del coro, caratterizzate da scrittura omoritmica. Si prosegue in forma dialogica con i botta e risposta tra le varie sezioni. Il pezzo è celebre perché, come «Doux zéphyr, sois-lui fidèle», fu trapiantato dallo stesso <strong>Donizetti</strong> nella Favorite (Parigi, 1840). II «<strong>La</strong> magnanima». III «quel». IV «che». 3 Nel recitativo che precede la sua cavatina, Elisabetta mostra già tutta l’autorevolezza del proprio rango. Questo atteggiamento è conseguenza della natura politica del testo, ma acquista pregnanza in virtù dell’intonazione <strong>musica</strong>le. <strong>La</strong> solennità di chi sta parlando è sottolineata da due gesti posti in fase cadenzale. Elisabetta cadenza alla tonica percorrendo la gamma col canto di coloratura, ESEMPIO 1 (n. 1, bb. 115-118)
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