Gaetano Donizetti Maria Stuarda - musica ... - Teatro La Fenice
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50<br />
Dal sangue suo più libero<br />
risorge il mio poter.<br />
44 «Vergebung hofft’ ich Sünderin vor Gott, / und konnte nicht der Gegnerin vergeben».<br />
45 «Das eitle Herz ward zu dem Mann gezogen, / der treulos mich verlassen und betrogen!».<br />
GUIDO PADUANO<br />
Nella stretta finale del terzetto viene imposto a Leicester, come in Schiller, di prendere<br />
parte all’esecuzione: ma quella che nel modello era intesa come prova di fedeltà<br />
che il sospettato doveva superare, qui prende l’aspetto di un’oltranza sadica:<br />
E spettator ti voglio<br />
dell’ultimo suo fato.<br />
VI<br />
<strong>La</strong> prima parte dell’atto quinto di Schiller (V.1-10) e il finale di <strong>Donizetti</strong> (la parte quarta)<br />
sono dedicati all’elaborazione del lutto, che paradossalmente precede la morte di<br />
<strong>Maria</strong>: essa avviene in un’atmosfera di purificazione e conciliazione che costituisce il<br />
vertice dell’idealizzazione della protagonista.<br />
In Schiller la signora Kurl, cameriera di <strong>Maria</strong> e desolata moglie di uno dei due scrivani<br />
che hanno testimoniato contro di lei, esprime angoscioso sgomento per la vista dei<br />
preparativi del patibolo; poi la regina calma i suoi fedeli affermando una concezione<br />
lieta e cristiana della morte, e manifesta le sue ultime volontà, distribuendo fra loro i<br />
suoi oggetti e disponendo che tornino in Francia (V.1-6); segue la scena chiave della<br />
confessione resa nelle mani del suo antico maggiordomo, Melvil, cui nell’imminenza<br />
dell’esecuzione viene concesso di farle visita (V.7). Melvil infatti, all’insaputa di <strong>Maria</strong>,<br />
possiede gli ordini sacerdotali, ed è dunque in grado di sovvenire alla frustrazione di essere<br />
esclusa dalla propria chiesa, la chiesa cattolica («universale»). In <strong>Donizetti</strong> ad assumere<br />
la veste sacerdotale è, senza spiegazioni, Talbot (IV.3/II.5), dopo che Cecil ha comunicato<br />
alla condannata l’imminente esecuzione della sentenza e che lei ha rifiutato<br />
con una frase di brevità quasi epigrammatica i conforti di un ministro anglicano: «Sarò,<br />
qual fui, straniera / a voi di culto» (IV.2/II.4).<br />
L’andamento della confessione peraltro diverge nell’opera in maniera profonda, e<br />
coerente con le altre modifiche che abbiamo considerato. In Schiller <strong>Maria</strong> si accusa<br />
prima di tutto del risentimento verso Elisabetta («speravo da Dio perdono dei miei peccati,<br />
e non ero capace di perdonare alla mia nemica» 44 ). Il secondo peccato confessato<br />
è l’amore per Leicester: «il mio frivolo cuore è stato attirato dall’uomo infido, che mi<br />
ha abbandonato e ingannato». 45 <strong>La</strong> cocente delusione subita, indirizzandola verso la<br />
certezza indefettibile dell’amore celeste, agevola dunque il distacco di <strong>Maria</strong> dal mondo<br />
terreno. Su insistenza di Melvil, che non si capacita del fatto che la confessione non<br />
faccia cenno della colpa che gli uomini hanno riconosciuto in <strong>Maria</strong>, la connivenza cioè<br />
con la congiura di Babington, ella riafferma poi la propria piena innocenza su questo<br />
punto, a proposito del quale è stata vittima della calunnia dei propri servitori. Infine,