Giuseppe Bardari (1817-1861). Da «The <strong>Donizetti</strong> Society Journal», 3, 1977, p. 84. Il numero, interamente dedicato a <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, contiene l’articolo Giuseppe Bardari di Jeremy Commons (pp. 85-96), nel quale si legge: «Di Bardari sopravvive un unico ritratto. Manca in verità una prova documentale che sia il suo ritratto, ma i discendenti, che tuttora lo custodiscono, ne sono persuasi. Firmato “Franc[esco] Basile”, dev’essere stato dipinto verso la fine della vita di Bardari, giacché nei suoi lineamenti è più agevole ravvisare il prefetto di polizia […] che non il librettista di <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>».
<strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, libretto e guida all’opera a cura di Federico Fornoni <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong> conobbe vicende travagliate: composta nel 1834 per il <strong>Teatro</strong> di San Carlo di Napoli, fu proibita dopo la prova generale, probabilmente per intervento diretto del re. 1 <strong>La</strong> partitura venne prontamente rifusa in Buondelmonte, su un nuovo libretto di Pietro Salatino del tutto diverso (una faida tra famiglie fiorentine ambientata nel Duecento), e, approvata, andò in scena al San Carlo in questo travestimento il 18 ottobre 1834. 2 Nel frattempo <strong>Maria</strong> Malibran decise di interpretare <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>, cosa che accadde al <strong>Teatro</strong> alla Scala il 30 dicembre 1835. Per la première milanese, <strong>Donizetti</strong> aggiunse una sinfonia e il duetto già introdotto nel Buondelmonte che destinò a Leicester e <strong>Maria</strong>, e adattò la parte della protagonista alle straordinarie capacità della Malibran. 3 Tale complessa situazione è riflessa nello stato delle fonti, che non permettono di ricostruire con precisione né la versione originaria per Napoli, né la forma in cui l’opera venne presentata la prima volta a Milano. 4 Anche il libretto a stampa per la prima 1 A tutt’oggi non sono chiare le cause di questa decisione, nonostante il ritrovamento di importanti documenti ad essa legati (cfr. JEREMY COMMONS, «<strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>» and the Neapolitan Censorship, «The <strong>Donizetti</strong> Society Journal», 3, 1977, pp. 151-167). 2 <strong>Donizetti</strong> riscrisse i recitativi e inserì un duetto e un coro tratti da opere precedenti (Fausta e Alina, regina di Golconda), oltre a qualche piccolo colpo di lima qua e là; probabilmente non fu soddisfatto di questo pasticcio, ma nuovi e prestigiosi impegni lo attendevano: l’inaugurazione della stagione scaligera con Gemma di Vergy (26 dicembre 1834) e il debutto a Parigi con Marino Faliero (12 marzo 1835). 3 Con lo stesso criterio il compositore semplificò, al contempo, il ruolo di Elisabetta per Giacinta Puzzi Toso, interprete meno dotata. <strong>La</strong> genesi di <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong> e i successivi cambiamenti cui fu sottoposta l’opera sono dettagliatamente descritti da ELIZABETH HUDSON nell’Introduzione storica in <strong>Maria</strong> <strong>Stuarda</strong>. Tragedia lirica di Giuseppe Bardari, a cura di Anders Wiklund, partitura, 2 voll., Milano-Bergamo, Ricordi-Comune di Bergamo, 1991, pp. XI-XXII («Edizione critica delle opere di <strong>Gaetano</strong> <strong>Donizetti</strong>, 1»). 4 L’autografo della partitura conservato presso lo Stiftelsen Musikkulturens Främjande di Stoccolma – fonte principale dell’edizione critica – testimonia infatti un work in progress, a metà strada fra la versione solo provata a Napoli nel 1834 e quella andata in scena a Milano nel 1835. Finché era a Napoli, <strong>Donizetti</strong> vi apportò infatti le modifiche che riteneva necessarie (il manoscritto non rispecchia dunque più la versione del 1834), ma quando si trasferì a Milano non lo portò con sé e non poté aggiornarlo con le modifiche effettuate durante le prove (e così esso non rispecchia ancora la versione del 1835). Per quanto riguarda il libretto disponiamo di una copia autografa di Giuseppe Bardari che ovviamente non comprende il duetto inserito a Milano; questo documento, forse destinato al vaglio della censura, risulta lacunoso nella punteggiatura e nelle didascalie, oltre a presentare numerosi errori di copiatura; è conservato a Firenze, Biblioteca Nazionale, Fondo <strong>La</strong>nari 9.3. Bardari era un giovane studente di diciassette anni alla sua prima e ultima esperienza teatrale. Sulla stesura del libretto ebbe un ruolo preponderante il compositore, autore probabilmente del piano iniziale.
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