HEARTLINE HSM Genoa Cardiology Meeting - Aristea
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Citochine nell’infarto miocardico acuto:<br />
dati clinici e sperimentali<br />
Cristina Malafronte<br />
Dipartimento Cardiologia, A.O. “Manzoni”, Lecco<br />
L'infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) continua ad essere un problema<br />
importante di salute pubblica sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo<br />
(1-2) così come l’insufcienza cardiaca post-infartuale rimane una causa importante<br />
di morbilità e mortalità ( ) . Anche se le nuove strategie di riperfusione precoce (angioplastica<br />
primaria) hanno ridotto signicativamente i tassi iniziali di mortalità ( ) , modesti sono<br />
i miglioramenti registrati in termini di recupero di funzione ventricolare sinistra globale<br />
(FE), con un aumento che va dal 2 % al % di FE sei mesi dopo uno STEMI.<br />
L’insufcienza cardiaca dovuta a perdita del miocardio può essere trattata con due modalità:<br />
trapianto cardiaco, molto limitato dalla scarsità di donatori, ed impianto di dispositivi<br />
di supporto cardiaco, limitato dall'alta incidenza di gravi complicanze durante l’utilizzo a<br />
lungo termine. Così in futuro sarà necessaria la ricerca di nuove strategie per il trattamento<br />
dei pazienti affetti da STEMI ( ) .<br />
Nell’ultimo decennio diversi sono i lavori pubblicati in letteratura riguardanti la mobilizzazione<br />
di cellule staminali da midollo verso sangue periferico nel setting dell’infarto acuto,<br />
mediante la somministrazione di citochine, in particolare di granulocyte colony stimulating<br />
factor (G-CSF)<br />
Il G-CSF è una citochina ematopoietica prodotta dai monociti, dai broblasti e dalle cellule<br />
endoteliali. Il G-CSF è riconosciuto avere funzioni molteplici nell’ematopoiesi nel soggetto<br />
normale, nella regolazione della produzione di neutroli e nel loro rilascio dal midollo osseo,<br />
nella proliferazione e differenziazione delle cellule progenitrici dei neutroli, e nella attivazione<br />
funzionale dei neutroli (6) . L'utilizzo del ricombinante umano G-CSF al giorno d'oggi<br />
è utilizzato come opzione terapeutica per il trattamento delle malattie ematologiche. Infatti,<br />
è utilizzato di routine per mobilizzare le cellule staminali ematopoietiche CD + dal midollo<br />
osseo al sangue periferico, permettendo così la loro più facile raccolta in confronto alla<br />
procedura di aspirazione del midollo osseo. L'utilizzo di cellule staminali CD + raccolte<br />
utilizzando questa procedura è approvato dalla American Society for Clinical Oncology (7) .<br />
L'efcacia e la sicurezza provate di G-CSF, sia in donatori sani che in pazienti con malattia<br />
ematologica, insieme ai risultati favorevoli ottenuti dagli studi clinici e sperimentali di<br />
mobilizzazione cellulare nell’IMA suggeriscono che tale trattamento possa ritenersi una<br />
valida terapia aggiuntiva alla terapia standard dell’infarto acuto.<br />
Partendo dagli studi sperimentali, uno dei primi lavori storici pubblicato nel 2001 da<br />
P. Anversa (8) , fu condotto su 1 topi, splenectomizzati, trattati con colony stimulating factor<br />
+ G-CSF giorni prima e giorni dopo un infarto esteso condizionante severa disfunzione<br />
Vsx. I topi venivano poi sacricati a 27 giorni. Evidenti sono i risultati in termini di<br />
mortalità con una sopravvivenza all’interno del gruppo trattato pari ad oltre il 70% versus<br />
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