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HEARTLINE HSM Genoa Cardiology Meeting - Aristea

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La doppia antiaggregazione:m ASA e Tienopiridinici<br />

Dopo un evento coronarico l'inibizione piastrinica conferisce vantaggi sensibili in termini<br />

di mortalità e morbilità. Attualmente viene abitualmente praticata una doppia inibizione attraverso<br />

l'associazione di ASA e di una tienopiridina. Il farmaco maggiormente impiegato<br />

è il clopidogrel, ma alcuni pazienti rispondono in modo inadeguato, pertanto sono stati sviluppati<br />

altri farmaci allo scopo: uno di questi è il prasugrel, che come il clopidogrel è un profarmaco<br />

e dunque necessita di attivazione in metabolita attivo prima di poter esercitare il<br />

suo effetto farmacodinamico.<br />

Teoricamente rispetto al clopidogrel il prasugrel potrebbe giovarsi anche sul piano clinico<br />

della maggiore e più riproducibile trasformazione epatica del profarmaco nel metabolita attivo,<br />

inducendo un' inibizione dell’aggregazione piastrinica più rapida e pronunciata e con<br />

minore variabilità interindividuale. I risultati dello studio TRITON-TIMI 8, che è stato condotto<br />

in modo mirabile, avendo registrato un numero bassissimo di casi perduti al followup,<br />

ha dimostrato una maggiore efcacia di prasugrel rispetto a clopidogrel, con una<br />

maggiore inibizione dell'aggregazione piastrinica con il prasugrel rispetto a clopidogrel,<br />

sia a 6 ore dal carico ( 7 ,8% vs 1,8% p < 0,0001), che nella fase di mantenimento<br />

(61, % vs 6,1% p < 0,0001) e un miglioramento signicativo dell'indice combinato.<br />

Questo risultato si paga con un maggior numero di emorragie gravi, tanto che la mortalità per<br />

tutte le cause non è signicativamente diversa tra i pazienti trattati con clopidogrel o prasugrel<br />

Nei pazienti con sindrome coronarica acuta che devono sottoporsi a PCI, la combinazione<br />

prasugrel + ASA rispetto a clopidogrel + ASA è risultata associata con un minor numero di<br />

eventi ischemici ma anche ad un maggior numero di emorragie maggiori e fatali senza differenze<br />

in termini di mortalità globale tra i due gruppi. Sulla base di quanto sopra si enfatizza<br />

la necessità di valutare sia il rischio cardiovascolare che il rischio emorragico del singolo<br />

paziente, ai ni di una scelta individualizzata della terapia antitrombotica più adeguata.<br />

Un'analisi di sottogruppo predenito ha dimostrato che i pazienti STEMI o NSTE-ACS candidati<br />

a PCI traggono signicativo vantaggio da ticagrelor, rispetto a clopidogrel, con sovrapponibile<br />

incidenza di sanguinamento. La maggior parte degli studi sugli inibitori della<br />

glicoproteina IIb-IIIa in STEMI ha valutato Abciximab (0,2 mg / kg ev in bolo seguito da<br />

un'infusione di 0,12 mg / kg / min no ad un massimo di 10 mg / min per 12 h). I risultati<br />

sono discordanti riguardo l'efcacia della modalità di somministrazione (somministrazione<br />

precoce) con gli inibitori della glicoproteina IIb-IIIa prima del cateterismo. Mentre il<br />

solo disponibile RCT86 non ha mostrato alcun benecio, studi, meta-analisi, e analisi post<br />

hoc di APEX-AMI2 evidenziano risultati positivi. I controversi dati di letteratura, l'esito<br />

negativo del solo RCT 86 prospettico, e gli effetti beneci della più rapida azione e della<br />

maggior efcacia degli ADP- bloccanti nella PCI primaria non supportano l'impiego preospedaliero<br />

o pre-cateterismo degli inibitori della glicoproteina IIb-IIIa.<br />

Terapia anticoagulante<br />

Le opzioni per la terapia anticoagulante includono: 1) eparina frazionata 60 UI / kg bolo ev<br />

con inibitore della glicoproteina IIb-IIIa; 2) eparina frazionata 100 UI / kg iv bolo senza inibitore<br />

della glicoproteina IIb-IIIa; ) bivalirudina 0,7 mg / kg in bolo seguito da 1,7 mg /<br />

kg / h. Gli antitrombinici possono essere sospesi dopo PCI per STEMI con alcune eccezioni<br />

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