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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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elementi della realtà) le quali possono essere classificate quindi in osservative<br />

( es.:”tutti i cavalli hanno un cervello”) e teoriche (es::“tutti gli atomi sono<br />

costituiti da elettroni in movimento”).<br />

Qui dobbiamo subito chiederci se gli asserti teorici, non essendo derivati<br />

dall’osservazione, non finiscano per cadere sotto i rigori del criterio empirico di<br />

significanza al pari delle pseudoproposizioni metafisiche (già abbiamo visto che<br />

questo pericolo insidiava le stesse leggi scientifiche). Qui le risposte sono state<br />

diverse. La più semplice, proposta dal fisico americano Bridgman, sta nel dire<br />

che ogni termine teorico è definibile in termini della classe di operazioni e di<br />

calcolo che consentono di precisare il loro valore. Per quanto suggestiva, questa<br />

idea urta contro una difficoltà di fondo: dal momento che le operazioni di misura<br />

e di calcolo di aun stessa grandezza, poniamo della temperatura, sono diverse e<br />

cambiano con gli sviluppi tecnologici, ci sono diversi concetti di temperatura che<br />

cambiano continuamente. Per ovviare a questo problema i neopositivisti<br />

trovarono una soluzione che divenne in un certo senso definitiva:<br />

per ogni termine teorico t esistono delle regole che lo connettono ai dati<br />

osservativi dandone una “interpretazione parziale”, che può arricchirsi<br />

indefinitamente con lo sviluppo della scienza. Una regola di corrispondenza per<br />

esempio è la seguente:<br />

“se la colonnina di mercurio entro il termometro b raggiunge la tacca c, la<br />

temperatura del corpo b è di 35°”.<br />

Il complesso di tali regole (che, si noti, non sono equivalenze ma semplici<br />

implicazioni) è in grado di interpretare, cioè assegnare un significato, in un dato<br />

momento storico, a un termine teorico.<br />

Una teoria scientifica si presenta come una costruzione piramidale di leggi<br />

gerarchizzate secondo la loro generalità e secondo il loro carattere più o meno<br />

teorico . Questo presuppone che si sappia distinguere una legge di natura da altri<br />

enunciati che hanno struttura sintattica analoga (p.es. “Tutti i pianeti hanno il<br />

nome di una divinità greca”), ma i neopositivisti ritenevano, almeno fino<br />

all’inizio degli anni ’40, che tale distinzione non fosse problematica. Al livello<br />

più basso della gerarchia suddetta si trovano leggi che si appoggiano<br />

direttamente all’esperienza osservativa. Per esempio da “tutti i corvi osservati<br />

sono neri” si inferisce la legge osservativa “tutti i corvi sono neri” mediante una

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