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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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presi dai suoi studenti nel corso delle lezioni. Ciò che cambiava rispetto al<br />

Tractatus primariamente era la teoria del significato. Nel Tractatus una<br />

proposizione è significante se e solo se è vera o falsa, e la sua verità consiste<br />

nell’essere rispecchiamento (immagine) di un fatto atomico o molecolare. Ma il<br />

secondo Wittgenstein, influenzato forse dallo studio dell’etnoantropologia<br />

(sappiamo che scrisse una recensione a “Il ramo d'Oro” di Frazer) vede ora che<br />

il significato di un enunciato non è offerto dalla verificabilità di un suo rapporto<br />

proiettivo con il mondo dall’insieme di regole che ne governano l’uso. Allo<br />

stesso modo in cui il significato della torre negli scacchi, poniamo, è dato non<br />

dall’avere la forma di una torre ma dall’insieme di regole che ne governano l’uso<br />

nel gioco degli scacchi, così il senso di una parola come, poniamo, “bellezza”<br />

non è dato dal riferirsi a un oggetto chiamato “bellezza” ma dalle regole che ne<br />

governano l’uso in una lingua come l’italiano (teoria dei giochi linguistici). Il<br />

linguaggio comune, non il linguaggio perfetto della logica, diventa dunque<br />

l’oggetto primario di indagine insieme allo slogan “non chiedete il significato,<br />

chiedete l’uso”. I seguaci di Wittgenstein in Inghilterra (Strawson, Anscombe,<br />

Ryle, Toulmin), che sono tuttora numerosi, trasformarono questa filosofia in una<br />

“filosofia del linguaggio ordinario”, che dal loro punto di vista si riduceva di<br />

fatto all’analisi della lingua inglese.<br />

Wittgenstein aveva familiarità con la cosiddetta “teoria della Gestalt”,<br />

secondo cui non esiste un vedere che non sia percezione strutturata di una forma.<br />

Esempi famosi sono il cubo di Necker e l’immagine del duck­rabbit , una figura<br />

ambigua che può essere “letta” come un papero o un coniglio e che Wittgenstein<br />

riproduce nelle Ricerche Filosofiche. La tesi di Wittgenstein è che la<br />

disponibilità di un certo linguaggio condiziona la percezione stessa. Chi non ha<br />

mai visto la neve, come certi popoli dell’Africa,non possiede nel suo linguaggio<br />

la parola “neve” e non può riconoscere qualcosa come neve. Nello stesso tempo,<br />

come osservava il linguista Benjiamin Lee Whorf, gli esquimesi che hanno venti<br />

termini diversi per indicare tipi di neve, “vedono” diversi tipi di neve che noi<br />

non siamo in grado di riconoscere come tali.<br />

Il secondo Wittgenstein dunque rovescia il rapporto tra linguaggio e<br />

osservazione. Applicata all’epistemologia questa concezione aveva alcune<br />

immediate implicazioni, evidenziate da N.R.Hanson in Patterns of Discovery

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