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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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si possono considerare le spiegazione evoluzionistiche dei comportamenti<br />

cognitivi e si possono sviluppare anche modelli computazionali del processo<br />

evolutivo (evolutionary computation e vita artificiale).<br />

Si è avuto anche una ripresa di interesse per la coscienza e per le emozioni,<br />

categorie dimenticate o trascurate nella fase iniziale. Si distingue tra coscienza<br />

cognitiva e coscienza fenomenica. La seconda riguarda la capacità di un agente<br />

di accedere ai propri stati qualitativi (qualia: “i modi in cui le cose ci<br />

sembrano”), mentre la prima riguarda la capacità di rappresentare gli stati<br />

mentali ai fini della pianificazione delle proprie azioni.<br />

Dal punto di vista metodologico, la coscienza cognitiva non è problematica.<br />

Uno stato mentale è sempre caratterizzato dalle sue relazioni funzionali con gli<br />

altri stati mentali, catturabili con gli strumenti del paradigma funzionalista. La<br />

coscienza fenomenica invece sembra essere una proprietà intrinseca dello stato<br />

stesso, irrelato con gli altri ( questo sembra evidenziato da esperimenti mentali<br />

come quello della stanza cinese). La sperimentabilità “in prima persona” è un<br />

problema che riguarda qualsiasi spiegazione scientifica della mente. Thomas<br />

Nagel nega che in terza persona si possa cogliere il fenomeno della coscienza, e<br />

secondo Colin McGinn c’è un’impossibilità di principio per la mente umana di<br />

comprendere il fenomeno della coscienza e a fortiori di spiegarlo. Sembra quindi<br />

sfuggire alle prese della scienza cognitiva. Si fa valere al proposito l’approccio<br />

del materialismo eliminativista di Churchland , mentre secondo Daniel Dennett,<br />

oggi esponente di spicco del funzionalismo, quello che chiamiamo coscienza<br />

fenomenica è un coacervo di fenomeni eterogenei che di fatto non esiste, anche<br />

se ciò rende difficile capire come sia sperimentabile in prima persona.<br />

Dunque il funzionalismo sembra nonostante tutto il paradigma dominante nella<br />

scienza cognitiva. Ma ritorniamo a valutare le alternative proposte al modello<br />

della mente come macchina di Turing. Negli ultimi anni è nata una nuova<br />

nozione di computazione non­ Turing.<br />

Gödel ha sostenuto a più riprese che la tesi di Turing secondo cui la mente è<br />

rappresentabile come una TM è non conclusiva in quanto viene tralasciato il<br />

fatto che la mente non è un oggetto statico ma in costante sviluppo. La rilevanza<br />

attribuita alle osservazioni di Gödel dipende dall’indiscussa autorità di Gödel<br />

stesso. Gödel coglie un aspetto di particolare rilevanza: nel comprendere e<br />

nell’usare termini astratti entrano in gioco termini sempre più astratti. Sebbene a

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