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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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deregulation che si affermava in quegli anni negli Stati Uniti, convinse<br />

molti, inizialmente sedotti dalle idee di Kuhn, che il nuovo relativismo stava<br />

spingendo in una direzione pericolosa. Veniva messa in crisi non soltanto la<br />

capacità della scienza di descrivere un mondo oggettivo, ma la stessa distinzione<br />

della scienza rispetto ad altre attività che non sono solo estranee alla scienza ma<br />

antiscientifiche. Che cosa distingue più, in un anarchismo coerente, la fisica<br />

dalle scienze occulte o dalla dianetica di Ron Hubbard?<br />

Sulla strada indicata da Feyerabend pochi anni dopo si è sviluppata la<br />

filosofia di Richard Rorty, un filosofo che coerentemente con le proprie idee si è<br />

poi trasferito in un dipartimento di letteratura. In “La scienza e lo specchio della<br />

natura”(1979) Rorty annulla la distinzione tra linguaggio e mondo. L’ipotesi che<br />

esista un mondo speculare al linguaggio (metafisica del Tractatus) o un mondo<br />

indipendente dal linguaggio non è necessaria. La verità non è la corrispondenza<br />

con un mondo “là fuori” ma l’asseribilità garantita dal consenso. “La razionalità<br />

scientifica – scrive Rorty­ è solo questione di essere aperti e curiosi,e di fare<br />

affidamento sulla ragione anziché sulla forza” : con il che si può classificare per<br />

scienza più o meno tutto quello che ottiene il consenso in modo non violento.<br />

Esiste una babele di linguaggi : il linguaggio della fisica, della sociologia, il<br />

linguaggio ordinario, che hanno tra di loro rapporti complessi. Compito del<br />

filosofo è mettere in comunicazione questi linguaggi operando delle traduzioni,<br />

o meglio delle interpretazioni. Il lavoro del filosofo è un lavoro ermeneutico ,<br />

ben lontana dall’analisi logica dei postitivisti : incidentalmente, più simile al<br />

lavoro dello storico che Croce e Gentile proponevano come compito<br />

dell’intellettuale dopo la fine della filosofia.<br />

Può essere interessante osservare che le radici del postpositivismo si trovavano<br />

già all’interno di alcuni orientamenti emersi all’interno del positivismo logico. In<br />

particolare Neurath, in dura polemica con Schlick, negava che la verità di un<br />

enunciato atomico (p.es. il tavolo è rosso) si potesse stabilire confrontando il<br />

linguaggio con un mondo extralinguistico. Gli enunciati si confrontano solo con<br />

altri linguaggi e non con dati sensoriali o “fatti” nel senso del Tractatus di<br />

Wittgenstein. Che cosa allora rende un enunciato vero o falso ?<br />

Qui bisogna accennare al fatto che nella storia del pensiero si sono affacciate<br />

diverse teorie della verità, ma qui importa menzionarne due di grande<br />

importanza: quella corrispondentista e quella coerentista. Secondo i

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