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CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

CLAUDIO PIZZI LEZIONI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA a. a. 2010­2011

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questi anni un filone di studi sulla natura della mente umana che si collocava a<br />

cavallo tra la filosofia tradizionale e altre discipline che in modi diverse<br />

studiavano la mente. Negli anni 80­90 la continua interazione tra le discipline<br />

che entravano in gioco nella c.d. “philosophy of mind” diventava così complessa<br />

da configurare una disciplina autonoma, a cui è stato dato il nome di scienza<br />

cognitiva. Altri preferiscono parlare di scienze cognitive (al plurale) perché al<br />

momento questa disciplina si presenta ancora come un accorpamento di diverse<br />

discipline integrate, in particolar modo la linguistica, la filosofia, la psicologia<br />

cognitiva e naturalmente l’informatica. Non manca l’apporto di discipline a<br />

carattere tecnologico come la robotica. L’elemento unificante della scienza<br />

cognitiva consiste nel concepire i processi mentali come fatti computazionali e<br />

nella visione naturalistica della mente. I confini tra i vari settori non sono netti :<br />

ciò che conta è la sinergia interdisciplinare. Basti pensare al modo in cui la<br />

robotica ha influenzato gli studi sulla percezione visiva grazie alla creazione di<br />

apparecchi e protesi.<br />

Può essere utile ritornare alla già vista influenza del neopositivismo sulla<br />

psicologia, che ha portato allo sviluppo del comportamentismo, che riduceva<br />

inizialmente ogni fenomeno alla coppia stimolo­risposta. Come abbiamo visto, il<br />

comportamentismo liberalizzato ammetteva l’uso di termini teorici per dare un<br />

senso agli stati interni. Nel 1948 Tolman, per render conto del comportamento<br />

dei topi nei labirinti, introduceva la nozione di mappa cognitiva dell’ambiente,<br />

cioè di qualcosa che va oltre il comportamento osservabile e al meccanismo<br />

stimolo­risposta. In quegli anni cominciò ad affermarsi l’idea della mente<br />

come sistema di elaborazione di informazioni, per cui le entità teoriche<br />

descrivevano stati di un dispositivo di calcolo: è chiaro che la tesi di Church­<br />

Turing, nonostante i limiti visti, suggeriva fortemente la costruzione di modelli<br />

meccanici per ogni forma di calcolo anche non numerico , suggerendo una<br />

concezione computazionale della mente Si noti : a) che l’impostazione<br />

computazionale consente di sviluppare una nozione di mente compatibile con<br />

la visione fisicalista del mondo. b)che i programmi implementati nei<br />

calcolatori digitali possono funzionare come simulazione di processi cognitivi.<br />

Si noti che le spiegazioni computazionali della mente si allontanano dallo<br />

schema di Hempel­Oppenheim. Un algoritmo o un programma non coincidono<br />

con insiemi di leggi nel senso di Hempel. Siamo di fronte a modelli della<br />

mente,e bisognerebbe quindi ampliare la concezione della spiegazione in modo

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